NonSoloContro
Periodico di vita e cultura locale a cura dell'associazione PAROLE & MUSICA onlus.

venerdì 5 gennaio 2018

Lunedì 8 gennaio, lezioni a rischio per lo sciopero proclamato dagli insegnanti. Situazione complicata




Non è una scusa per prolungare le vacanze natalizie. E, neppure un espediente. Il fatto è che 43 mila  insegnanti in Italia rischiano il posto di lavoro. Le vacanze natalizie, dunque, potrebbero allungarsi  di un giorno per molti bambini . Lunedì 8 gennaio, giorno del rientro dalla pausa di Natale, è, infatti,  stato indetto uno sciopero dei docenti della scuola primaria e dell'infanzia dai Cobas, al quale hanno aderito Anief e altre 8 sigle. Motivo? Gli insegnanti hanno deciso di scendere in piazza per protestare contro la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato che il diploma magistrale non è un titolo abilitante per accedere alla professione. Servono la laurea e la scuola di specializzazione. C'è preoccupazione tra le dirigenti scolastiche di Mappano, Borgaro e Caselle tra il loro corpo docenti ha maestre che rischiano seriamente di perdere il lavoro alla fine dell'anno scolastico in corso. "E' una vicenda che va avanti da anni - spiega Loredana Meuti, preside dell'IC di Caselle - e dopo sei sentenze a favore di questi insegnanti, l'ultima ribalta completamente la situazione". Le fa eco Lucrezia Russo che dirige l'IC di Mappano e Borgaro: "se la situazione non si risolve i bambini rischiano di perdere la continuità didattica con le loro insegnanti". Una situazione intricata. per meglio renderla comprensibile ai lettori pubblichiamo la lettera scritta da questi insegnanti ai sindacati.



Docenti in possesso di diploma magistrale ante 2001/2002


Ai sindacati: FLC-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Cobas, Unicobas, Ugl, Gilda, Anief Torino 2018

L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, dopo l’udienza tenutasi lo scorso 15 novembre, ha pubblicato la sentenza definitiva, con la quale nega il diritto dei docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002 all’inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento, smentendo se stesso, dopo aver dato ragione in tutti questi anni ai ricorrenti, che adesso si vedono negare il diritto all’inserimento nelle GAE. Dopo ben cinque sentenze (n. 1973/2015 – 3628/2015 – 3673/2015 – 3788/2015 e 4232/2015), che davano piena ragione a oltre 2.000 ricorrenti, il Consiglio di Stato ha deciso per un dietrofront su tutta la linea. Chi sta lavorando come supplente finirà l’anno in corso, ma dal 2018/2019 tornerà nelle graduatorie d’istituto perché il titolo magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 non è abilitante per le graduatorie ad esaurimento. Chi invece è stato assunto con riserva, quando arriverà la sentenza di merito, vedrà il proprio contratto stracciato con buona pace di chi ha già fatto l’anno di prova. La sentenza della Plenaria del Consiglio di Stato ha così dichiarato: “Il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale”. Un fulmine a ciel sereno per chi era inserito nelle Gae con riserva e, soprattutto, per chi aveva persino ottenuto il posto di ruolo dopo che la giurisprudenza aveva ritenuto utile quel titolo per avere la cattedra. Questa sentenza pone innanzitutto ai diplomati magistrali dei grossi problemi professionali e umani, ma nello stesso tempo getta le scuole nel caos per anni e anni, con ricadute pesantissime sugli allievi e sulle famiglie, dunque sul diritto all’istruzione. Per questo noi sottoscritti, diplomati magistrali ante 2001/2002, docenti di ruolo e non, genitori ed educatori chiediamo a tutti i sindacati di mobilitarsi in modo unitario e deciso affinché, attraverso un confronto diretto e immediato con il governo, il ministro e tutti i nostri rappresentanti, si arrivi ad un intervento risolutivo della situazione che da un lato eviti il caos della scuola e nello stesso tempo risolva la questione dei diritti dei diplomati alla radice. Noi diplomati magistrali, ogni giorno, ogni anno, con dignità e anche lontano dai nostri affetti, ci siamo messi in gioco svolgendo seriamente la nostra professione in virtù di un titolo che per più di cento anni ha garantito la formazione necessaria alla realizzazione dei compiti affidati alla scuola. Ogni anno viviamo con l’ansia della famosa chiamata. Ogni anno, per diversi anni, siamo costretti a cambiare scuola, quartiere, città, creare nuovi legami lavorativi e non, nuovi volti, nuovi spazi e nuove relazioni per fare quello che è il nostro lavoro: insegnare. Lo Stato, per anni e anni, ci ha utilizzato affidandoci l’istruzione di decine di migliaia di bambini, ma incredibilmente e contraddittoriamente ci ha negato ogni possibilità di stabilizzare questo mestiere. La soluzione che chiediamo non riguarda tuttavia solo noi, ma gli alunni e le famiglie che, qualora la decisione dell’Adunanza plenaria fosse applicata, non avranno in migliaia di classi del Paese una continuità didattica, cambieranno continuamente docenti e ogni anno, ad ottobre inoltrato, si potranno trovare addirittura quotidianamente divisi in classi diverse o, ancora peggio, ad avere più maestre fino a quando non arriverà la maestra “avente diritto”. Oltre a noi docenti, anche i bambini dovranno sentirsi come dei ‘pacchi postali’ in attesa della sistemazione definitiva? Con questa decisione dell’Adunanza Plenaria, che fa seguito al rifiuto dei governi di trovare in questi anni una soluzione politica, si sta letteralmente sfracellando da un lato il diritto allo studio e ad un armonico sviluppo cognitivo ed affettivo dei bambini, dall’altro il diritto ad un lavoro stabile e definitivo per decine di migliaia di docenti che vengono così trattati come “di serie B”. Tutto ciò è intollerabile ed è incredibile che non si riesca a risolvere un problema serio non solo per noi lavoratori ma per tutta la scuola italiana. In passato, a più riprese, si è trovata una soluzione alle giuste rivendicazioni di chi per anni aveva lavorato nella scuola con dedizione e competenza, completando la propria formazione sul campo. Oggi più che mai c’è bisogno di una via d’uscita alla situazione che si è creata. Bisogna al più presto porre fine a questa assurdità: - chi è stato immesso in ruolo dovrà mantenere il proprio posto. L’anno di prova vale molto di più di un concorso abilitante; - chi è stato immesso nelle Gae deve avere l’opportunità di mantenere la propria posizione. Il ministro potrebbe attivare al più presto un corso riservato che dia la possibilità a tutti i precari di potervi partecipare per acquisire definitivamente la loro posizione nelle Gae. Chiediamo ai nostri Sindacati di portare la voce dei diplomati magistrali e di tutte le categorie di docenti abilitati esclusi dalle Gae ai tavoli della contrattazione e chiediamo a gran voce una risoluzione legislativa che preveda l’immediata riapertura straordinaria delle Gae e l’istituzione di una fase transitoria anche per gli abilitati della scuola dell'infanzia e primaria. Oggi il Consiglio di Stato ha perso l’occasione di dimostrare che in Italia il Diritto e la Giustizia non sono un’utopia: solo un immediato provvedimento politico può sanare questa situazione.

A questo tema si aggiungono poi i problemi sul mancato rinnovo contrattuale e sulla scarsa tutela legale dei docenti: tutti temi condivisi anche da CGIL, CISL e UIL. 

Pubblicato da Redazione NonSoloContro
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