La scelta era tra pagare gli stipendi o i contributi ai lavoratori. Se Giovanni Belmondo, titolare della dobell di via Galilei avesse scelto la seconda opzione non gli sarebbe rimasto che chiudere e riaprire magari in Cina. Così nel 2008 ha parlato chiaro con i suoi 110 dipendenti e insieme hanno scelto come sopravvivere. Violando la legge, naturalmente. Una cosa che il FIsco non può proprio tollerare e così puntuale come un orologio svizzero è arrivato a chieder conto e nel 2011 ha segnalato la questione alla Procura di Ivrea. Cosa avrebbe dovuto fare Belmondo gettare 110 famiglie in mezzo ad una strada? Moralmente ha fatto una scelta morale, ma si sa il Fisco un cuore non ce l'ha e così ieri, venerdì 28 aprile, la questione è arrivata in tribunale ad Ivrea e incredibile, ma assolutamente vero, il giudice, ludovico Morello, dopo aver sentito le testimonianze, lo ha assolto «perché il
fatto non sussiste». Una fabbrica,
un’eccellenza torinese è stata salvata dalla chiusura e non si può che esultare perchè 70 dipendenti (quelli rimasti dopo la crisi) potranno continuare a lavorare, a sostenere le loro famiglie, apagare bollette e mutui. La Legge questa volta ha mostrato un volto umano.
Stessa cosa aveva provato a fare il Comune di Borgaro (quando Dobell ancora non apparteneva al nuovo Comune di Mappano) con la rottamazione delle cartelle
non pagate, Tari e Imu. Già perchè quando la crisi è crisi vera anche le tasse sono un bel cappio al collo. Borgaro aveva sottoscritto con Dobell un accordo che prevedeva uno sconto di centomila euro sugli interessi e un piano di rientro
studiato ad hoc. Peccato che una segnalazione alla Corte dei Conti ha bloccato
la procedura che il Comune intende comunque rimettere in piedi attraverso la
sua agenzia di riscossione.