Anche la comunità della
Piccola Casa della Divina Provvidenza San Giuseppe Benedetto Cottolengo, auspica
che vengano al più presto effettuati i lavori di realizzazione dei nuovi marciapiedi,
con una accorata richiesta in più: che non si fermino, come da progetto all’altezza
di strada Cuorgnè angolo via Reisina, ma che proseguano nel loro percorso in
direzione Leinì, almeno fino all’altezza della Piccola Casa del Cottolengo. Lo hanno
chiesto i volontari, i famigliari, il personale laico e religioso che opera
presso questa struttura, durante un recente incontro con don Carmine Arice
Padre Generale della Piccola Casa San Giuseppe Benedetto Cottolengo. “Mi
risulta che Mappano sia diventato Comune da poco – ha precisato il Padre
Generale del Cottolengo, dopo essere stato informato di questa precisa
richiesta – posso immaginare le difficoltà iniziali che stanno vivendo. Ma mi
farò carico presso le sedi opportune del vostro desiderio di vedere finalmente
realizzato un marciapiede, in grado di collegare in tutta sicurezza la Piccola
Casa con la comunità di Mappano, sarebbe un bel segno di accoglienza ed
integrazione da parte di tutti”. Del resto è ormai decennale la questione dei
marciapiedi di Mappano. Più volte la Piccola Casa ha inoltrato formale
richiesta di realizzazione, puntualmente disattesa dagli enti locali. Ora,
sembra che la Smat, la società metropolitana dell’acquedotto abbia approvato un
progetto finanziario di oltre 700 mila Euro per coprire i fossi, intubarli e
realizzare un apposito marciapiede sopra di essi, lungo l’arteria principale:
strada Cuorgnè, quella che attraversa Mappano, da Torino in direzione Leinì. Dovrebbero
anche esserci dei progetti in fase avanzata, che da un anno circa però, con il
passaggio delle consegne al nuovo Comune, si sono arenati fra le solite pastoie
burocratiche. Ma la notizia certa è che l’opera si fermerà all’altezza di Via
Reisina, per non proseguire oltre. Ma ormai solo un centinaio di metri la
dividerebbero dalla struttura del Cottolengo, che ancora una volta vedrebbe
disattesa la sua richiesta di collegamento pedonale con l’abitato mappanese.
Chissà che, un eventuale intervento del Padre Generale della Piccola Casa, non
possa contribuire a risolvere, o almeno chiarire una volta per sempre, questa
anacronistica situazione. I volontari, i famigliari e soprattutto gli ospiti
della Piccola Casa mappanese, è un sogno che accarezzano da tempo: raggiungere
il vicino abitato di Mappano, in tutta sicurezza. Durante l’incontro tra i
famigliari, don Arice ha ricordato l’importanza ed il valore della comunità
cottolenghina.. Un momento di riflessione a tutto campo quello che si è svolto
all’interno del gruppo di lavoro mappanese, che abbraccia appunto, molti
famigliari di ospiti presenti nella Piccola Casa. Un dialogo introdotto da
Fratel Ernesto Gada, direttore del Cottolengo di Mappano che ha sottolineato il
percorso svolto dal gruppo di lavoro “Sappiamo quanto sia difficile a volte,
per un famigliare, un parente, essere accanto ai nostri ospiti. Per questo
ritengo sia fondamentale essere vicini alle esigenze di queste persone. Perché
quando una persona viene ricoverata nelle nostre strutture cottolenghine, è un
po’ come se fosse tutta la sua famiglia a seguirlo nel reparto”. Concentrarsi
dunque solo ed esclusivamente sul ricoverato, sui suoi bisogni medici,
psicologici e spirituali, è rischio che si è corso spesso nel passato,
dimenticandosi di un altro tassello importante di questo quadro: la famiglia,
con le sue esigenze, le sue richiese, le sue paure. Capire insieme,
confrontarsi insieme, diventa dunque un aspetto vitale, che completa la natura
ed il rapporto fra l’ospite, la sua famiglia e la struttura cottolenghina di
riferimento. “Io quando partecipo a questi incontri – ha sottolineato il Padre
Generale della Piccola Casa don Carmine Arice – vedo la gioia, la speranza nei
vostri occhi. Pur essendo pienamente consapevole della vostra fatica
quotidiana. Ma solo stando insieme, condividendo le gioie, ma anche i dolori
dimostriamo di essere persone vive. Perché vedete – ha proseguito don Arice –
la solitudine uccide. Il silenzio può decretare la morte morale e psichica,
prima ancora che fisica, di una persona. Quello che noi della Piccola Casa più
desideriamo – ha ribadito il Padre Generale – è che voi non vi sentiate mai
soli. Lo scopo, il cuore stesso degli insegnamenti del Cottolengo, si basa
sulla concezione della famiglia, della comunità. Cioè di quel farsi prossimo
verso gli altri, che è la linfa vitale del cristianesimo”.
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Il Padre Generale della Piccola Casa con i famigliari degli ospiti del Cottolengo |
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Fratel Ernesto Gada |
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Il Padre Generale del Cottolengo |
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Don Carmine Arice |