La vicenda Comital torna a far parlare
di sè. Dopo mesi di lotta dei lavoratori, dopo la cassa integrazione ottenuta
fino a novembre per consentire la formalizzazione delle proposte di possibili
acquirenti, oggi all'assemblea che si è tenuta nello stabilimento di Volpiano è
risultato, invece, che di proposte concrete non ce ne sono e che quasi
certamente la data del 6 giugno, ossia dopo domani per la presentazione del
concordato preventivo non sarà rispettata e si andrà verso il fallimento.
A rendere nota la situazione è la Fiom-Cgil preoccupata per la situazione che
si sta creando. La Comital, azienda leader nella produzione di alluminio per
l'industria farmaceutica e alimentare, acquisita solo due anni prima dal gruppo
francese Aedi - Lamalu, aveva annunciato la chiusura dei allora 138 dipendenti
(oggi 110) e la liquidazione dell'azienda il 1 agosto del 2017. I lavoratori
non si erano arresi e dopo tre mesi di presidio ininterrotto erano riusciti ad
ottenere di ritornare in fabbrica, la cassa integrazione straordinaria
fino a novembre 2018 e avevano strappato la possibilità del concordato
preventivo per consentire ai possibili acquirenti che si erano fatti avanti di
formalizzare una proposta di acquisto. La scadenza, però, dei termini per la presentazione del
concordato è fra due giorni e con ogni probabilità si andrà verso il fallimento: in ogni caso gli addetti dovrebbero continuare a lavorare almeno fino alla scadenza della cassa integrazione straordinaria, prevista per novembre. «Sarebbe davvero incomprensibile
se la vertenza Comital - affermano Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil, e Julia
Vermena, responsabile della Comital per la Fiom-Cgil torinese - non trovasse una soluzione,
dopo tutte le ipotesi che nei mesi scorsi erano venute avanti. Pur dentro una
procedura di fallimento, la strada della continuità produttiva sarebbe quella
in grado di tutelare meglio i lavoratori. In ogni modo, a questo punto, chi
fosse davvero interessato all'azienda deve farsi seriamente avanti».