Nuove norme consentiranno da ora in poi di distinguere il pane fresco da quello “conservato o
a durabilità prolungata”. Lo rende noto la Coldiretti
in riferimento all’entrata in vigoredel Decreto 1 ottobre
2018, numero 131.
In sostanza il pane che ha subito processi di
surgelazione e congelamento o che contiene additivi chimici e conservanti non
potrà essere più essere venduto come fresco e dovrà obbligatoriamente avere una
etichetta con la scritta “conservato o a durabilità prolungata”. Potrà essere
chiamato “pane fresco” solo quello preparato secondo un processo di
lavorazione continua, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o alla surgelazione.
Ma, cosa si intende per “processo di preparazione continuo”? Un percorso per il quale, dall’inizio della lavorazione alla messa in
vendita al consumatore, non trascorrano più di 72 ore. La produzione di
frumento tenero piemontese conta numeri importanti: nell’ultimo anno una
superficie di 84mila ettari. Tra le province subalpine Torino ha una superficie
investita di 19.500 ettari con più di 1 milione di quintali.
"E' un provvedimento utile per regolamentare in modo
più chiaro la panificazione, ma è ancora assente in etichetta il Paese di
origine del grano contenuto nelle farine utilizzate - commenta il presidente della federazione torinese dei Coltivatori, Fabrizio Galliati -. Un’etichettatura
trasparente consente ai consumatori scelte consapevoli e alle imprese di far
emergere il valore distintivo dei prodotti agricoli. Per valorizzare i grani
locali Coldiretti Torino ha avviato due progetti di filiera: la filiera della
farina di Stupinigi e la filiera del grano della collina chivassese. In queste
due dalle farine si ottengono prodotti che richiamano genuinità e tradizione".