Sab, 27 Apr, 2024

Oggi è il 25 novembre e l'Italia scende in piazza per "fare rumore" contro la violenza di genere

Oggi è il 25 novembre e l'Italia scende in piazza per "fare rumore" contro la violenza di genere

A pochi giorni dall'uccisione, l'ennesima, di Giulia Cecchettin, per gridare «Adesso basta!» nella Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne

La scomparsa di Giulia Cecchettin, ha scosso l’opinione pubblica. Si sono mobilitate le piazze. Si sono alternati minuti di silenzio al rumore. Si è formato un grande movimento di massa che la famiglia sta monitorando, nella preoccupazione che nelle prossime ore possa essere sostituito da un silenzio assordante.

Gino Cecchettin, papà di Giulia, si è messo a disposizione per provare a cambiare le cose, per non lasciare che la scomparsa della figlia rimanga solo un ricordo, ma possa bensì contribuire a creare le basi del cambiamento. La grande forza di quest’uomo è nell’esempio, unitamente alla sua straordinarietà che deve essere supportata da un lavoro di squadra che guarda a 360° la giudice Paola Di Nicola nel suo libro "La mia parola contro la sua" dove spiega che «incidere sulla lingua é incidere sull'intera visione del mondo e della storia della cultura di uomini e donne che questa rappresenta veicola e della quale propone modelli».

E’ straordinario infatti il potere della parola, il nostro quotidiano è fatto di parole. Le relazioni stesse si basano sulle parole: nella scuola, all'interno del nucleo familiare, nel mondo del lavoro, pronunciate o ascoltate. Cresciamo imparando parole a cui daremo senso e significato per la comunicazione, e lo facciamo seguendo l'esempio, partendo da un atto di fiducia. Sono proprio le parole, apprese nel periodo più bello della nostra vita, l’infanzia, a stimolare il nostro cervello che in quella fascia d’età è particolarmente recettivo. La violenza ed il rispetto del genere, dell'altro, partono dalla tenera età, durante l'innocenza quando il pregiudizio è invisibile, ma lo si respira ovunque volenti o nolenti. L’aria ne è piena, sembrano parole innocue, ma fanno male.

A chi da piccolo, non è capitato di sentirsi dire di fronte di una caduta ed di una conseguente sbucciatura «Smettila di piangere non fare la femminuccia». Chi in dolce attesa non ha mai sentito rivolgersi la frase «Auguri e figli maschi» senza scandalizzarsi del perché ad una donna non si potesse augurare di avere figlie femmine.

Abbiamo sentito parlare molto di Patriarcato, ma cos’è?

Quando si parla di femminismo si parla contestualmente di patriarcato, un tema spinoso che non giova né alle donne né agli uomini in quanto è dannoso.  E' una società in cui il potere è prevalentemente nelle mani degli uominiGli stipendi minori in una società patriarcale sono percepiti dalle donne a parità di mansioni e la differenza di condizioni e trattamento tra uomini e donne in vari campi della vita, unitamente alla maggiore difficoltà delle donne a trovare lavoro per il semplice fatto che potrebbero rimanere incinte. 

Si arriva poi alle conseguenze drammatiche del patriarcato, come la cultura dello stupro, il revenge porn, ovvero la condivisione non consensuale di materiale intimo, la violenza di genere che colpisce 1 donna su 3, fino ad arrivare al punto di partenza il femminicidio.

Ma la storia può cambiare se partiamo dall'inizio, ognuno di noi può contribuire e fare la propria parte, facendo molta attenzione a non prediligere i sentieri del pregiudizio e della medianicità.

Fermiamo questa cultura patriarcale, perché anche quest’anno è il 25 novembre e noi stiamo ancora lottando per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Image

Torino e area metropolitana

Non Solo Contro

Il giornale è a cura dell'Associazione Culturale onlus NonSoloContro.
Registrazione n. 2949 del 31/01/2019 rilasciata dal Tribunale di Torino
Direttore responsabile: Nadia Bergamini

Per la pubblicità

ABC Marketing e Comunicazione 
P.I. 124160015

abc.marketing.comunicazione@gmail.com

 Tel.: 3935542895 - 3667072703