Lun, 6 Mag, 2024

25 aprile non una data rituale. Festeggiare non deve essere retorica ma la difesa di un patrimonio di tutti

Per custodire la memoria di chi ha riconquistato le nostre città alla civiltà e trasmetterla ai giovani, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di aggregazione e di vita

Non solo un rituale. Una festa istituzionale comandata cui adempiere per abitudine. Questo dovrebbe essere il 25 aprile, data che ricorda la Liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista che portò ad una devastante guerra. 

Una data che dovrebbe unire gli italiani a quasi 80 dalla lotta di tanti partigiani che sacrificarono la loro vita, insieme a tanti italiani, per quella libertà e la democrazia di cui tutti oggi godiamo e che abbiamo il compito e il dovere di preservare come dono prezioso. Una lotta che ha portato alla creazione della nostra Costituzione, come l'ha definita in passato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella «la nostra cassetta degli attrezzi per una serenza e civile convivenza» che oggi qualcuno ha deciso di cambiare a suo uso e consumo.

In primo piano, tra i tanti discorsi che hanno fatto memoria di quei tragici eventi, il ricordo delle donne che ebbero un ruolo di primo piano nella lotta di liberazione e l'importanza dell europeismo,  a Venaria e Volpiano è stato anche ricordato il discorso, censurato dalla Rai qualche giorno fa, di Antonio Scurati, lo scrittore vincitore del premio Strega per sottolineare che «finché quella parola "antifascismo" non sarà pronunciata da chi ci governa lo spettro del fascismo continuerà ad infestare la casa della democrazia italiana».

Sarebbe opportuna, ma questa rimane una nostra idea, l'adesione dei Comuni (come molti hanno già fatto) alla Carta di Stazzema per condividere quei principi che sono alla base della nostra democrazia, della Costituzione Italiana, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Aderire all’anagrafe antifascista è un impegno per sentirsi parte di una comunità, che agisce per affermare e per rivendicare con orgoglio e coraggio i principi della Carta Costituzionale, per restituire loro forza, dignità, fascino, per riportarli al centro del dibattito pubblico, della vita quotidiana, della contemporaneità.

Ci pensino seriamente le Amministrazioni locali e diano il loro contributo concreto per una società più giusta e basata sui solidi valori da cui è nata la nostra Repubblica.

Ha collaborato Silvia Iannuzzi

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