Nella serata dedicata alla Memoria, l'Anpi propone il celebre brano contenuto in "Se questo è un uomo"
Scegliere "Il canto di Ulisse", il brano tratto dal libro di Primo Levi "Se questo è un uomo" per il Giorno della Memoria e farlo, oltre che leggere da Andrea De Venuto e Debora Parisi, spiegare e interpretare dal professori Enrico Mattioda, del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Torino, ha fatto volare in alto l'Anpi "Santina Gregoris" di Caselle-Mappano. Forse troppo in alto per una città come Caselle che in buona parte ha preferito disertare l'appuntamento, che forse, e diciamo forse, avrebbe preferito uno spettacolo più semplice da comprendere. E, quel che è peggio è che a non partecipare all'appuntamento non ci hanno pensato neppure consiglieri e assessori. Eppure questa è una ricorrenza istituzionale sancita per legge...
Peccato...si sono persi una bella serata e l'opportunità di assistere all'intervento del professor Mattioda e di comprendere quel passo tanto importante e fondamentale, ma come ha sottolineato nel suo intevento il sindaco Giusppe Marsaglia «anche se pochi non bisogna mai scoraggiarsi perchè messaggi importanti come quello della memoria passino. Bisogna insistere» ha proseguito elogiando il ruolo dell'Anpi cui lui stesso è iscritto da sempre «custode della nostra Costituzione, nata dalla guerra di liberazione e dalla Resistenza».
La presidente Giusy Chieregatti ha sottolineato a sua volta l'importanza di questa giornata che qualcuno avrebbe voluto evitare per quanto sta succedendo nella travagliata terra di Palestina e sulla striscia di Gaza «non ha senso - ha ribadito - in quei campi furono sterminati con brutale atrocia non solo ebrei, ma anche zindari, disabili, omossessuali e avversari politici. Ricordare i fatti di 80 anni fa è un dovere che nulla ha a che fare con quanto sta accadendo oggi».
Perchè Primo Levi nel celebre brano di "Se questo è un uomo" per insegnare l'italiano a Jean, uno studente alsaziano, incaricato di ritirare la marmitta del rancio, sceglie proprio Dante e la Divina Commedia?
«La risposta è semplice - ha spiegato Mattioda - perchè l'italiano è la lingua della commedia dantesca, riferimento per i letterati di tutta Italia e per lo stesso Levi. Il viaggio di Ulisse verso il mare aperto è metafora verso la libertà assoluta dal carcere disumanizzante. Il verso "ma misi me verso il mare aperto" esprime l'intenso e inconscio desiderio per il prigioniero di evasione verso uno spazio sconfinato che si contrappone al chiuso del lager dove si sta consumando la sua esistenza».
Levi deporatato, spersonalizzato, ridotto a numero tatuato sul braccio e trasformato a larva umana, attraverso un percorso di degradazione e umiliazione cerca di ritrovare attraverso quell' insegnamento a Jean, il desiderio di tornare a sentirsi di nuovo uomo.
«E lo strumento del riscatto da quella involontaria condizione di "bruto" - ha ancora spiegato Mattioda - è proprio la grande poesia di Dante, recuperata in un difficile, ma non impossibile sforzo memonico e in un momento così drammatico e difficile che si trasforma nel viatico per ritrovare la forza di sopravvivere in quel contesto che annienta ogni forma di umanità».
La serata è stata anche arricchita dal video del viaggio della sezione Anpi ad Auschwitz e in quei luoghi dove in quegli anni ogni forma di umanità sembrava non aver più cittadinanza.