Ven, 3 Mag, 2024

Un fil rouge nella fede lega Leini e Mappano ad Alpignano dove domenica scorsa si è insediato don Pierantonio Garbiglia

Il sacerdote, insediato domenica scorsa, è stato calorosamente accolto dalle sue nuove tre comunità

Un ingresso parrocchiale che vale per tre.

Questo ha vissuto, domenica scorsa ad Alpignano, don Pierantonio Garbiglia, l’ex parroco di Mappano e Leinì, che si è ufficialmente insediato come il nuovo pastore, di ben tre realtà parrocchiali: la parrocchia di San Giorgio Martire, la parrocchia di San Donato Vescovo e Martire a Casellette, oltre naturalmente a San Martino di Alpignano.

Se uno è stato l’ingresso, tre invece i saluti ufficiali da parte delle rispettive comunità civili di riferimento: Alpignano, Casellette e Val della Torre. Così don Pier, visibilmente emozionato, ma accolto subito con calore dai tanti fedeli presenti, dagli scout “Alpignano Collegno 24”, mescolati fra gli ormai ex parrocchiani di Mappano e Leinì. Coadiuvato dalla Fraternità San Massimo nella gestione di queste realtà, don Pier ha fatto così ufficialmente il suo ingresso.

Tre parrocchie ma anche tre le comunità civili che, si sono alternate, con propri rappresentanti, nel dargli il benvenuto sul sagrato dell’antica chiesa di San Martino, posta nel centro storico alpignanese. Tre saluti ufficiali, a nome di tre comunità locali, già cariche di affetto verso il loro nuovo pastore.

Nato a Piobesi, il 17 giugno del 1966, da una famiglia contadina, don Pier, fin dalla giovane età ha imparato a conoscere, attraverso gli insegnamenti ricevuti dal padre, il valore delle cose fatte bene e l’amore per la terra, dalla madre un cristianesimo profondo e intimo, che lo portò all’età di 14 anni, nel periodo del liceo classico, a fare la scelta di entrare nel seminario minore. Dai 19 ai 25 anni ha frequentato Teologia ed è entrato nel seminario maggiore. Poi l’ordinazione sacerdotale ed il primo incarico, come viceparroco fino al 1998 a Ciriè. Con Mappano arriva la prima parrocchia, nelle vesti di pastore, fino all’esperienza dell’equipe missionaria diocesana a Belem, in Brasile. Rientrato in Italia, riceve nuovi incarichi nel chierese, ad Andezeno, Montaldo Torinese ed Arignano. Poi la parrocchia di Leinì, nel 2013, a cui seguirà pochi anni dopo anche quella di Mappano.

Forte di esperienze umane e spirituali, il nuovo parroco ha celebrato così la prima messa di insediamento, circondato da sacerdoti della zona, e sacerdoti del suo corso di seminario.

«E’ un volto di Chiesa ricco e plurale – ha ricordato l’Arcivescovo Roberto Repole nella lettera di presentazione al nuovo parroco delle tre realtà a lui affidate – entro tale cornice ti chiedo di accompagnare queste parrocchie che da qualche anno sperimentano un cammino comune sotto lo stesso parroco. (…) Ora ti propongo di intensificare una progettualità comune ispirandoti alle linee di rinnovamento pastorale, che ho indicato nell’ultima lettera. In particolare affido a te don Pierantonio ed alla Comunità San Massimo, i criteri che devono ispirare la riflessione e le scelte pastorali dei prossimi mesi: l’ascolto della Parola viva di Dio e la formazione. La centralità dell’eucarestia nel Giorno del Signore, la fraternità tra di voi che si espande su tutti coloro che incontriamo. Rispetto alla Fraternità San Massimo credo che molti di voi ricordino il volto ospitale ed accogliente di Villa Lascaris a Pianezza. La Fraternità è nata nel 1869 ed oggi è costituita da Ginetta, Antonella, Ezio e Tiziana. Porta la propria spiritualità sulla dimensione battesimale e sull’appartenenza alla Chiesa locale».

Ed è un fil rouge che lega in una dimensione pastorale e territoriale le parrocchie di Mappano e Leinì con quella di Alpignano, a ricordarlo lo stesso don Garbiglia nella sua prima omelia «qui don Antonio Busso fu viceparroco ad Alpignano, prima di diventare parroco a Mappano, ho scoperto che don Giuseppe Acastello prima di essere stato parroco a Leinì, è stato viceparroco al Alpignano. Nel 1700 un parroco di Alpignano, dopo 10 anni di servizio in questa comunità, i conti Provana lo vollero parroco proprio a Leinì». 

Insomma un territorio che ha dato molto, insieme ad un cerchio che oggi si chiude, con l’ingresso di don Garbiglia.

 

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