Lun, 28 Apr, 2025

Una città per tutti, ma non per tutte: la toponomastica che esclude. Una memoria da riscrivere anche nei Comuni dell'Unione Net e il caso positivo di Mappano

Una città per tutti, ma non per tutte: la toponomastica che esclude. Una memoria da riscrivere anche nei Comuni dell'Unione Net e il caso positivo di Mappano

Camminando per la vostra città o paese quante vie, parchi, giardini o edifici intitolati a donne vi vengono in mente? Pochi, immaginiamo, per non dire in alcuni luoghi, nessuna. 

Ecco, in occasione della Giornata Internazionale della Donna - 8 marzo - abbiamo scelto di parlare proprio di questo argomento: la toponomastica al femminile. Una sorta di censimento di vie, piazze e beni pubblici intitolati a donne, che come gli uomini nel corso dei secoli hanno dato il loro contributo alla storia, ma che spesso, troppo spesso sono dimenticate, cadute in un ingistificabile oblio, come se il loro peso e contributo nel progresso dell'umanità, fosse stato minore di quello degli uomini. E per questo ci siamo fatti aiutare dai colleghi dell'Unione Net (che ringraziamo per la collaborazione) effettuando un piccolo censimento nei sette Comuni che ne fanno parte a cui aggiungiamo Mappano. Il risultato vi sorprenderà.

Toponomastica al femminile: i numeri della disparità

La toponomastica di una città  o paese, infatti, non è solo una questione di orientamento geografico, o un'indirizzo da scrivere su una busta, è una vera e propria narrazione storica e culturale del territorio. In Italia, come in molte altre parti del mondo, la presenza femminile nelle denominazioni stradali è ancora fortemente minoritaria rispetto a quella maschile.  Studi condotti da associazioni e gruppi di ricerca, evidenziano come la percentuale di strade intitolate a donne sia estremamente bassa, tra il 3 e il 5% delle vie dedicate a persone portano nomi femminili, e quando ciò accade, spesso si tratta di figure religiose o sante, mentre scienziate, scrittrici, politiche e attiviste ricevono un riconoscimento molto, ma molto più limitato.

Perché così poche donne nelle targhe delle italiche strade?

Una disparità che affonda le sue radici nella lunga e ancora abbastanza consolidata tradizione di marginalizzazione delle donne nella narrazione storica ufficiale. Per secoli, il contributo femminile nei vari ambiti della società è stato oscurato o minimizzato, e ciò si riflette anche nella scelta dei nomi da attribuire agli spazi pubblici. La cultura patriarcale ha privilegiato figure maschili nei ruoli di potere e leadership, lasciando le donne in secondo piano, troppo spesso anche nella memoria collettiva. Riconoscere le donne nella toponomastica significa non solo rendere omaggio alle loro conquiste, ma anche fornire modelli di riferimento per le nuove generazioni. La memoria collettiva incide profondamente nella percezione del ruolo che uomini e donne hanno nella società, e una toponomastica più equa può contribuire a un immaginario culturale meno sbilanciato e più inclusivo.

Ma vediamo come va nei Comuni dell'Unione Net

Partiamo da Settimo Torinese, Comune alle porte di Torino con oltre 45mila abitanti, un tessuto industriale importante e un'Amministrazione guidata da una donna, Elena Piastra, per il secondo mandato consecutivo. In questa città dell'hinterland subalpino dove la cultura negli ultimi decenni ha assunto un ruolo sempre più rilevante le intitolazioni a donne sono a quota 21 e non solo vie, ma anche scuole (Teresa Noce, partigiana e politica; Elsa Morante, scrittrice tra le più importanti del secondo '900), parchi (Nilde Iotti, partigiana e prima presidente della Camera dei Deputati; Anna Magnani, attrice di fama internazionale e vincitrice del Premio Oscar nel 1956; Alda Merini, grande e amatissima poetessa; Vera e Libera Arduino, partigiane; Tina Anselmi, partigiana e prima donna ad aver ricoperto la carica di Ministro della Repubblica Italiana; Lea Garofalo, vittima di mafia e di femminicidio), giardini (Ilaria Alpi, la giornalista del TG3 assassinata a Mogadiscio), tra i nomi delle vie donne di cultura, ma soprattutto partigiane. L'ultima intitolazione, risale solo ad un mese fa: a Marisa Bellisario, manager Olivetti.

A San Mauro, Comune di poco più di 18mila abitanti confinante con Torino nella parte della collina e anche in questo caso governato da una donna, Giulia Guazzora, sono sei i beni intitolati a donne, sette se si conta la Sala Consiliare dedicata alle Vittime della strage di Capaci, tra cui figura anche il magistrato Francesca Morvillo.  A San Mauro solo due vie sono intitolate a donne - Santa Maria Goretti e Madonna dei Poveri - una scuola (Elsa Morante, scrittrice) due sale pubbliche (Ilaria Alpi, giornalista; Irma Antonetto, ambasciatrice di cultura), la Biblioteca Civica "Germana Bocca", paladina della difesa dei diritti umani. Un po' poco per una città che sfiora i 20mila residenti non trovate?

Leini, seconda cintura torinese, supera di poco i 16mila abitanti e quasi certamente dovrà fare un gran lavoro in futuro per superare il gap di genere nella toponomastica dal momento che annovera appena due vie (la dottoressa Giocondina Caviglietto e la matematica Cornelia Fabri) e una scuola Anna Frank) intitolate a donne, ma siamo certi che il sindaco Luca Torella e soprattutto la sua vice Bruna Panero sapranno in futuro rendere onore alle donne che hanno segnato la storia.

Volpiano, Comune porta del Canavese ha superato ormai da tempo i 15mila abitanti e qualche donna la ricorda in tre vie (Santa Caterina, Anna Frank e l'imprenditrice fondatrice con il marito dell'omonimo gruppo industriale Irene Karcher), una piazza - Madonna delle Grazie -, un corso - Regina Margherita - ma soprattutto la Sala Polivalente intitolata alla giovane volpianese "Maria Foglia", morta prematuramente per un male incurabile. Poi c'è la Cappella dedicata alla Madonna delle Vigne, un monumento a Santa Chiara e San Francesco.

A Caselle  con quasi 14mila abitanti i beni intitolati a donne sono sette: 5 vie (a Madre Teresa di Calcutta; Suor Vincenza Benefattrice; Ada Gobetti partigiana, giornalista e traduttrice; Vittoria Massa Cerrutti e la grande pedagogista Maria Montessori). E' intitolata ad una donna  - Jella Lepman, giornalista e scrittrice - anche la Biblioteca Civica e il Palatenda alla partigiana Teresa Noce. Anche qui si può certamente fare di più e meglio. Qualche mese a questo proposito è arrivata una mozione per sollecitare una toponomastica più equa. Chissà che il sindaco Giuseppe Marsaglia in occasione dell'inaugurazione della nuova scuola media e del nuovo municipio non prenda in considerazione la proposta.

Borgaro, Comune alle porte di Torino con poco meno di 12mila abitanti, invece, in quanto a toponomastica al femminile scarseggia e non poco con sette vie dedicate all'universo femminile tra cui 3 dedicate a Sante (Cristina, Chiara e Caterina) 1 dedicata ad una monaca, Suor Nemesia Valle che ha operato proprio in città come maestra, e solo 3  a donne che hanno fatto la storia, ossia la scrittrice Grazia Deledda, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1926; Maria Montessori e Anna Frank. Qualche anno fa è stata anche intitolata alle Partigiane d'Italia la nuova piazzetta tra via Maritiri e strada Lanzo. Consiglio al primo cittadino Claudio Gambino: perchè non intitolare la nuova aula studio ad una donna?

San Benigno Canvese è il più piccolo dei Comuni dell'Unione Net  con poco più di 6mila abitanti sono sei le vie dedicate a donne: alla cantante lirica Teresa Belloc, Anna Frank , Regina Margherita, Regina Berta" , Perinzia, Libania Badessa. Non male data la dimensione del paese guidatao dal sindaco Alberto Graffino.

L'esempio positivo di Mappano

Il piccolo Comune di Mappano, poco più di 7mila abitanti, il più giovane d'Italia, ha cominciato a risolvere  il suo gap sulla toponomastica nel 2018 con ben sei vie rititolate in un colpo solo dopo l'istituzione del Comune autonomo a sei donne e non sante o passatemi il termine "madonne", se togliamo Madre Teresa di Calcutta, piccola grande donna che ha portato la sua opera agli ultimi della terra, tutte a donne abbastanza contemporanee che hanno contribuito alla crescita sociale con il loro genio e coraggio: Rita Levi Montalcini che non necessita di presentazioni, come pure Margherita Hack, la giornalista Ilaria Alpi morta per testimoniare la libertà di stampa, ma anche la testimone di giustizia Rita Atria  o la pedagogista Maria Montessori.  Tutte donne scelte dalle donne attraverso un call voluta dall'Amministrazione con le donne del territorio per le donne. A questo elenco aggiungiamo la prima intitolazione avvenuta ancor prima dell'istituzione del Comune e proposta da un comitato spontaneo di donne: quella a Lea Garofalo, testimone di giustizia, vittima di femminicidio cui è intitolata la sala consiliare, come simbolo di legalità.   

Conclusione

La strada verso una maggiore equità nella toponomastica è ancora lunga, ma le iniziative in corso rappresentano un segnale positivo. Intitolare vie, piazze e giardini alle donne che hanno segnato la storia è un atto di giustizia simbolica e culturale che contribuisce a costruire un Paese più consapevole e rispettoso della propria memoria collettiva. Il cambiamento passa anche dai nomi delle nostre strade, e il loro riequilibrio è un passo essenziale verso una narrazione più completa e rappresentativa della nostra storia.

 

 

 

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