Ven, 29 Mar, 2024

La “chiesa industriale” del Santo Volto di Torino. È una delle più recenti della città

La “chiesa industriale” del Santo Volto di Torino. È una delle più recenti della città

Costruita all’insegna della luce e dell’alternanza tra vecchio e nuovo

Era il 2006 quando esattamente all’incrocio tra via Borgaro, via Val della Torre e corso Svizzera veniva inaugurata a Torino la chiesa del Santo Volto, una delle più recenti della città. È ad opera dell’architetto Mario Botta, svizzero di

Partiamo dal nome: dietro l’altare c’è un mosaico di mattoncini di pietra “rosso Verona”, a rilievo, che raffigura il Santo Volto della Sindone, ospitata dalla nostra città. Ma non è stato riprodotto in modo casuale: in tessere di marmo tagliate in direzione perpendicolare o inclinata, così da riflettere la luce e rievocare l’immagine del sacro lenzuolo.

La planimetria della chiesa ricorda la forma di un “ingranaggio”, che si prolunga in una struttura a “L”, su più livelli, dove sono ospitati il Centro pastorale diocesano, con la casa canonica, gli uffici della curia e altri locali, dedicati soprattutto ad attività pensate per i giovani e le giovani della parrocchia.

Il corpo della basilica, a pianta centrale, è forse uno degli aspetti più originale e caratteristici dell’edificio: è un poligono di 14 lati, dentro cui è inscritta la vasta aula della chiesa, sorretta da una struttura costituita da più travi unite tra loro, disposte a stella. Ciascuna di esse raggiunge 32 metri ed è immersa nella luce, grazie alla parte superiore della chiesa tronca. Potremmo dire che la luce è proprio un elemento che non manca all’edificio, ma anzi lo caratterizza, grazie ai sette grandi lucernari e agli altri sette sdoppiati che illuminano le parti laterali.

santo volto2

Lo spazio è ripartito su dodici colonne binate, numero anche simbolico con chiaro riferimento agli apostoli. L’aula è sormontata da sette torri, sette come i peccati capitali, alte 35 metri. La copertura è un continuo alternarsi di pieni e vuoti, parallelepipedi aperti verso l’alto, che insistono sul soffitto dell’aula a forma
piramidale. L’interno, rivestito in legno di acero, si sviluppa su 2.300 metri quadrati e accoglie 800 fedeli.

Perché è stata costruita?

Fa parte delle trasformazioni urbane previste dal piano regolatore del 1995: un programma di riqualificazione della città che ha interessato le aree industriali dismesse negli anni Settanta. Al suo posto, fino agli anni Novanta, c’erano le acciaierie delle ferriere Fiat, delle quali rimane solo più la ciminiera-campanile, simbolo del nuovo che nasce e vive accanto al vecchio. Infatti, l’obiettivo era quello di costruire uno spazio urbano generatore di nuove attività e spazi aggregativi, senza che si perdesse la memoria delle fabbriche dismesse. Ecco perché, nell’aera adiacente, restano esposti reperti industriali e, appunto, l’antica ciminiera. È ancora accanto alla Chiesa, alta 60 metri, avvolta da una struttura metallica elicoidale in acciaio. In quella posizione, è simile a un campanile, sormontata da una croce in argento e le campane poste alla base, accanto alle gradinate che danno accesso al sagrato. Nove campane sono all’interno di un quadrato di metallo, posto alla base delle scale, che portano al sagrato e all’entrata dell’edificio, non sulla ciminiera; dunque il “ruolo” di campanile è solo simbolico. 

Santo volto campane

Come appare dall’esterno?

Un corpo centrale circondato da sette torri di 35 metri ciascuna, a cui poi si aggiungono più esternamente di volta in volta i corpi più bassi delle cappelle. Al loro interno si trovano la Custodia Eucaristica, il Battistero, la Statua della Madonna, la cappella delle confessioni e l’organo. Proprio quest’ultimo è un’altra particolarità della chiesa, degna di nota: collocato a sinistra dell’altare, dentro una nicchia dispone di 40 registri (dei quali 35 reali, 3 trasmessi e 2 digitali) per un totale di 2706 canne.

La struttura esterna della chiesa è interamente in mattoni in laterizio, fatta di argille di tonalità rosata, impastate per essere lavorate manualmente. Prima della cottura, gli elementi più grandi sono stati essiccati in modo naturale, mentre quelli più piccoli artificialmente. La scelta è ricaduta su materiali naturali, per quanto possibile, per evidenziare ancora di più la “rinascita” di questo spazio. La costruzione della chiesa è stata voluta dall’Arcivescovo Poletto e sostenuta dalla Regione Piemonte e dal Comune di Torino.

Credits: www.wikipedia.org - www.museotorino.it - www.botta.ch 

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