Dom, 17 Ago, 2025

Nel castello di Vauban, nella dimora del più grande e famoso ingegnere militare nella Francia di Re Luigi XIV

Nel castello di Vauban, nella dimora del più grande e famoso ingegnere militare nella Francia di Re Luigi XIV

È una splendida mattina quando il nostro viaggio, attraverso la verde e lussureggiante campagna della vecchia Borgogna-Franca Contea, ci conduce nel dipartimento di Nièvre, al piccolo villaggio di Bazoches. Centottanta abitanti, una manciata di anime compensata da un’enorme quantità di storia. Al centro del paese sorge la chiesetta di Saint-Hilaire: nel pavimento della cappella di destra è custodita la tomba di uno dei più grandi soldati di Francia, l’ingegnere militare Sébastien Le Preste de Vauban.

castello Vauban francia 4

Nato a Saint-Léger-Vauban il 15 maggio 1633, Vauban dedicò la vita alla guerra di posizione. Fu stratega capace di condurre assedi al limite dell’impossibile e abilissimo costruttore di sistemi offensivi e difensivi che, a tre secoli di distanza, suscitano ancora ammirazione. Formato, appena ventenne, sotto Louis-Nicolas de Clerville – architetto militare e maresciallo di campo nominato da Mazzarino commissario generale delle fortificazioni – ne prese il posto con la piena approvazione di Luigi XIV, distinguendosi per costanza e dedizione.

Poco fuori dal villaggio, una stradina si snoda fra declivi boscosi; d’un tratto compare un pianoro da cui spiccano le guglie di un’elegante costruzione, perfetta sintesi fra il castello borgognone e la fortezza a guardia della valle: il castello di Bazoches-du-Morvan, residenza privata del “grande Vauban”. Un ampio parco introduce al maniero, magnificamente conservato, che ancora oggi raccoglie innumerevoli testimonianze dell’avventurosa vita del maresciallo. Ad accoglierci è Louis Malaterre, giovane guida preparatissima, che con passione ci introduce in corridoi calpestati da secoli di personaggi. Ogni sala conserva cimeli intatti: nella sala centrale spicca la corazza originale che proteggeva il torace di Vauban durante le ricognizioni in trincea.

castello Vauban francia 1

Fra gli ambienti, il più suggestivo è il piccolo studio: una stanza ampia, ma apparentemente ristretta dall’essenzialità dell’arredo. Una scrivania spoglia, un lume, un calamaio portatile, penna e fogli colmi di calcoli e schizzi; una sedia robusta, un baule pronto a essere caricato. Sembra una tenda-comando in muratura: il luogo dove decisioni rapidissime decidevano il destino di migliaia di soldati. Vauban poté godere raramente della quiete di Bazoches: gli impegni di guerra lo chiamavano altrove. Nell’atrio è esposta la portantina di legno usata per i lunghi trasferimenti, il suo “ufficio itinerante” a dorso di due muli, sempre affiancato dai segretari Jean-Baptiste de Richebraque de Montigny e François Friand, oltre che dal soprintendente abbé Vincent Ragot de Beaumont, divulgatore delle sue innovazioni nelle scuole d’artiglieria europee.

Dell’enorme eredità di Vauban spiccano le dodici fortificazioni oggi patrimonio UNESCO. Tra queste, la fortezza stellata di Neuf-Brisach, che ricorda la cittadella di Palmanova: all’interno ospita tuttora una comunità di circa duemila abitanti.

Commissario alle Fortificazioni dal 1678 al 1703, Vauban condusse vittoriosamente quarantanove assedi e fu il primo a codificare il metodo delle tre parallele: linee d’assedio successive (a circa 600 m, a distanza di sicurezza dei cannoni nemici, e a ridosso della breccia) collegate da traverse che accoglievano artiglieria e coprivano l’avanzata dei battaglioni d’assalto. L’esempio celebre è l’assedio di Verrua (1704), dove il fuoco “d’infilata” falciò un’intera squadra di artiglieri trascinando un cannone nel fango.

castello Vauban francia 2

Fra le tecniche inventate spicca la batteria a ricochet: i proiettili lanciati con traiettoria tesa scavalcavano le mura, rimbalzavano sui lastricati e, spesso arroventati, incendiavano edifici interni. Nel “Ragguaglio istorico dell’Assedio, Difesa e Liberazione di Torino” (1706) Francesco Antonio Tarizzo narra di una palla che, dopo aver colpito il selciato in granito, attraversò un bue e irruppe in un’osteria, causando vittime. Per ridurre l’effetto, in alcune vie si rimossero i lastroni, lasciando nudo il terreno inzuppato d’acqua.

Dopo cinquant’anni di campagne, Vauban morì di polmonite a Parigi nel 1707. Il corpo fu sepolto nella chiesa di Saint-Hilaire a Bazoches; il cuore riposa all’Hôtel des Invalides, accanto a quello di Napoleone. Amava ripetere: «Le gain d’une bataille rend bien le vainqueur maître de la campagne pour un temps, mais non pas du pays s’il n’en prend les places» (Vincere una battaglia conferisce al vincitore il controllo del territorio per un certo periodo, ma non del paese intero, a meno che non ne prenda il posto).

Una visione che, privilegiando il controllo delle fortezze sulla vittoria campale, cambiò per sempre l’arte della guerra.

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