Sab, 26 Apr, 2025

Dieci anni fa il terrore. Oggi, la memoria. Volpiano abbraccia i suoi sopravvissuti all'attentato al Museo del Bardo di Tunisi

A volte la storia più dolorosa si nasconde dietro un sorriso gentile, un abbraccio che oggi sembra tranquillo, ma che dieci anni fa tremava di paura. È successo giovedì 27 marzo,  a Volpiano. Nella sala del sindaco, tra volti conosciuti e occhi che raccontano più delle parole, Lidia Berta e Giuseppe Francone, insieme a Valeria Stura e Alessandro Cattaneo, hanno riaperto le porte di un ricordo che non si è mai davvero chiuso: quello dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi, il 18 marzo 2015.

Una crociera, un viaggio che doveva essere festa – per Lidia e Giuseppe anche l’occasione per anticipare i 40 anni di matrimonio –  e si trasformò in un incubo. Dopo le prime tappe a Roma, Palermo e Palma de Maiorca, l’allarme per un possibile attentato annullò lo scalo a Marsiglia. La nave virò verso la Provenza, poi verso Tunisi. E lì, nella bellezza silenziosa di un museo, esplose la violenza.

Alle 12,30, il rumore dei passi si confuse con quello dei proiettili, delle bombe. In pochi istanti, il Museo Nazionale del Bardo divenne un campo di battaglia. Loro, come decine di altri turisti, rimasero intrappolati per oltre due ore e mezza. Non c’erano vie di fuga, solo spari, esplosioni, e il terrore di non sapere se si sarebbe usciti vivi.

24 persone morirono. 45 furono ferite. Tra le vittime, 21 turisti in cerca di cultura, bellezza, vita. L’attacco fu rivendicato dallo Stato Islamico, che solo due giorni dopo colpì di nuovo a Sana’a, in Yemen, uccidendo 142 persone.

Ma Lidia, Giuseppe, Valeria e Alessandro ce l’hanno fatta. Sono tornati a casa, portando dentro immagini, suoni e paure che nessuno potrà cancellare. Nei loro telefoni ci sono ancora foto e video di quel giorno – non per ricordare l’orrore, ma per testimoniare che il terrorismo può ferire, ma non spezzare la voglia di vivere.

«Non abbiamo mai smesso di viaggiare. Di conoscere. Di amare la vita. È proprio questo che il terrore non potrà mai toglierci». Quelle parole, pronunciate davanti al sindaco Giovanni Panichelli e alla giunta, hanno commosso tutti.

«Trovarsi in mezzo agli spari, senza sapere dove andare, è un’esperienza che lascia un segno indelebile - ha dichiarato il primo cittadino - Ma ritrovarsi qui, a dieci anni di distanza, per raccontare e condividere, è un atto di forza e speranza. A nome di tutta Volpiano, grazie per aver scelto di ricordare. Grazie per non aver lasciato che la paura vincesse».

 

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