La possibile correlazione tra l’uso del cellulare e il rischio di tumori è stata oggetto di ampio dibattito e studio nel corso degli ultimi decenni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), le onde radio emesse dai telefoni cellulari sono state classificate nel 2011 come “possibilmente cancerogene per l’uomo” (Gruppo 2B). Questa classificazione indica che ci sono alcune evidenze limitate di un aumento del rischio per un tipo specifico di tumore cerebrale (il glioma), ma non abbastanza forti o coerenti per affermare una relazione causale certa.
Numerosi studi successivi, tra cui quelli condotti dal National Toxicology Program negli Stati Uniti e dall’Istituto Ramazzini in Italia, hanno osservato un potenziale legame in studi su animali, ma i risultati non sono stati confermati in modo inequivocabile negli esseri umani.
Studi epidemiologici su larga scala, come il progetto INTERPHONE (uno dei più importanti sull’argomento), non hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi del rischio di tumori cerebrali tra gli utilizzatori abituali di telefoni cellulari. Anche le più recenti analisi (es. UK Million Women Study) tendono a escludere un’associazione forte.
In sintesi, ad oggi non esistono prove scientifiche convincenti che l’uso del cellulare aumenti il rischio di tumori, anche se la ricerca continua, soprattutto considerando l’esposizione a lungo termine. Il mito è nato negli anni ’90, con la diffusione massiccia dei telefoni cellulari. La preoccupazione derivava dal fatto che i telefoni emettono radiazioni a radiofrequenza, una forma di energia non ionizzante (diversa da quella delle radiografie o del nucleare). L’idea che qualsiasi tipo di radiazione potesse causare cancro ha generato ansia, alimentata da media, documentari sensazionalistici e cause legali.
Alcuni casi clinici isolati (come tumori sviluppati vicino all’orecchio in forti utilizzatori) hanno attirato l’attenzione, ma non rappresentano una base statistica affidabile. I social media hanno poi amplificato queste paure, spesso distorcendo le reali conclusioni degli studi scientifici.
Anche se il rischio tumorale non è supportato da prove solide, l’uso eccessivo del cellulare comporta comunque diversi svantaggi sociali (riduce la qualità delle relazioni interpersonali, favorisce l’isolamento e abbassa l’attenzione nei momenti condivisi), cognitivi (favorisce la dipendenza da notifiche, abbassa la soglia di attenzione e compromette la capacità di concentrazione), fisici (problemi posturali, disturbi visivi, insonnia, e sedentarietà). Stare troppo al telefono significa spesso muoversi di meno.
In sintesi non ci sono prove solide che l’uso del cellulare causi tumori, ma il suo impatto sulla qualità della vita è reale. Usarlo con consapevolezza, limitando i tempi di utilizzo, evitando l’uso notturno e privilegiando le interazioni reali, è una scelta salutare.