Lun, 18 Ago, 2025

"Adorazione dei Magi", il capolavoro di Gentile da Fabriano. La spettacolare pala d'altare realizzata nel 1423

"Adorazione dei Magi", il capolavoro di Gentile da Fabriano. La spettacolare pala d'altare realizzata nel 1423

Per il Cristianesimo l’Epifania, ovvero la “manifestazione del divino agli uomini”, è parte centrale della Natività di Gesù, Figlio di Dio. Dopo la nascita del Cristo, questa scena descrive appunto il momento cruciale in cui esso si “presenta” al cospetto dell’umanità, rappresentata sia dai saggi e dai sapienti (i Magi) che dalle genti più umili (i Pastori).

Per l’arte, questo episodio evangelico, diventa l’occasione per fissare una o più scene che fanno da cornice alla venuta del Messia. Non c’è artista che non si sia cimentato nel raccontare attraverso le immagini questa vicenda, attingendo sia dai Vangeli apocrifi che quelli canonici.

Non si sottrae a questa sfida artistica, neppure Gentile da Fabriano, esponente del Gotico internazionale che con la sua opera “Adorazione dei Magi” o “Pala Strozzi”, datata 1423, ed esposta presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, racconta in un tripudio sfavillante di ori ed argenti il percorso e l’arrivo dei Magi a Betlemme, al cospetto del Bambino appena nato. Con colori brillanti e luminosi descrive una atmosfera quasi favolistica, laddove i Magi ed il lungo corteo che li accompagna, assomigliano molto di più ai nobili ed agli aristocratici della corte medicea fiorentina, che ai saggi provenienti da un lontano ed oscuro oriente. Presi di peso da una tipica battuta di caccia, in voga a quel tempo e trasferiti in una delle scene più celebri ed amate dal Cristianesimo.

Ma andiamo per ordine.

L’opera è scandita, nella parte superiore da tre lunette. La prima descrive la visione della Stella cometa, da parte dei Magi, collocati sulla cima del monte Vettore, un massiccio calcareo di 2476 metri d’altezza, appartenente alla catena montuosa degli Appennini umbro-marchigiani. Nel primo piano della lunetta si assiste anche ad un omicidio, consumato fuori dalle mura cittadine, episodio che ricorda il caos che dominava il mondo prima dell’avvento del Figlio di Dio.

Nella seconda lunetta viene rappresentato il lungo corteo che si accinge ad entrare nella città di Gerusalemme, da notare l’attenzione riservata ad alcune scene singole come quella del ghepardo che sta scendendo da un cavallo ed un altro intento a sbranare una preda appena catturata.

Nella terza ed ultima lunetta, il corteo ed i Magi, sempre guidati dalla Stella si accingono ad entrare a Betlemme. Nel registro centrale vediamo invece, quasi in una sequenza cinematografica, i “primi piani” non solo dei Magi, ma dei tanti personaggi che affollano questa Epifania: uomini ed animali. Il personaggio di profilo con un falcone sul braccio, è il committente dell’opera: il ricco mercante fiorentino Palla Strozzi, quello che guarda rivolto verso l’osservatore, è il figlio primogenito, Lorenzo.

Ma gli animali non mancano certo in questa rappresentazione. Come i ghepardi, che ci rimandano ad un oriente esotico e lontano; i falconi da caccia che rappresentano la forza, il coraggio, il potere del nobile; il levriero che si vede in primo piano, ricorda più ad una battuta di caccia che a un episodio evangelico. I numerosi cavalli con le bardature ed i ricchi finimenti sono il simbolo dell’opulenza della classe aristocratica dell’epoca, che quasi stride con la semplicità della Sacra Famiglia. E poi le scimmie legate, simbolo di menzogna e peccato, o il dromedario che nella simbologia medievale ricorda la pazienza, ma che per i popoli sahariani rappresenta la gloria eterna, il prestigio, la bellezza.

E poi loro: i Magi. Avvolti da un alone di ricchezza, di sfarzo. Tra broccati finemente arabescati e magnifiche corone. Intenti a portare i tre doni: oro, simbolo di regalità, l’incenso il profumo del divino, la mirra l’unguento utile per guarire le ferite, una resina medicamentale che preconizza la carità. Tre uomini che rimandano alle tre età della vita: giovinezza, età adulta e vecchiaia. Come i tre continenti allora conosciuti: Europa, Asia ed Africa, che idealmente si inginocchiano davanti al Figlio di Dio.

Con una grotta/stalla in cui emergono il bue e l’asinello. Ed una Sacra famiglia, nei suoi tipici colori simbolici: Maria che con il blu del vestito incarna il blu del cielo, della purezza. Giuseppe con una tunica gialla che rimanda al “cambiamento”. E poi Lui, il Figlio di Dio, che tocca affettuosamente la fronte del Magio più anziano. Poco distante un servo che toglie gli speroni, ovviamente d’oro, al suo Signore, in segno di rispetto e deferenza verso il Bambino. E un altro servo, rappresentato nell’atto di impugnare una spada, ma che nella fascia della tunica, ha un cartiglio, con impressi caratteri cufici: gli antenati della lingua araba. Segno di una profonda conoscenza verso lingue e culture diverse.

Un mondo umanista fiorentino, nel suo massimo splendore, sapientemente descritto da Gentile da Fabriano.

image
schedina Aimonetto 

Image

Torino e area metropolitana

Non Solo Contro

Il giornale è a cura dell'Associazione Culturale onlus NonSoloContro.
Registrazione n. 2949 del 31/01/2019 rilasciata dal Tribunale di Torino
Direttore responsabile: Nadia Bergamini

Per la pubblicità

ABC Marketing e Comunicazione 
P.I. 124160015

abc.marketing.comunicazione@gmail.com

 Tel.: 3935542895 - 3667072703