Sab, 22 Nov, 2025

Santoreggia, la pianta officinale fortemente aromatica dalle tante proprietà benefiche. Molto amata in cucina

Santoreggia, la pianta officinale fortemente aromatica dalle tante proprietà benefiche. Molto amata in cucina

La santoreggia è una pianta officinale che troviamo sia allo stato spontaneo, che coltivata negli orti domestici. E’ una pianta dalle antiche tradizioni, che veniva e viene tuttora utilizzata in campo erboristico e in cucina. E’ inoltre ricca di proprietà benefiche e vale la pena coltivarla insieme ad altre piante aromatiche sue strette parenti dal punto di vista botanico come rosmarino salvia origano timo melissa e menta piperita.

La santoreggia è un'erba che appartiene alla stessa famiglia della menta, molto usata in  cucina. Tra le specie più utilizzate si ricordano la Satureja hortensis, detta estiva e Satureja montana.

La Satureja hortensis è nota anche con i nomi volgari di cerea o erba cerea, più conosciuta come “erba d Sareia” che per un gioco di parole si traduce in “Erba di Ceretta”. E’ una pianta annuale, suffrutice (con getti annui che per persistono solo nella parte basale) che in altezza non supera i 50 cm.  Questa specie di santoreggia è fortemente aromatica, basta stropicciarne tra le dita le foglie per sprigionare un intenso profumo. E’ una pianta che si trova spesso inselvatichita nei terreni di campagna. Cresce dal mare fino alla bassa montagna e la ritroviamo un po’ in tutte le regioni Italiane. Si presenta in forma cespugliosa ed è composta da un insieme di fusti pubescenti ed eretti. I fusti sono molto ramificati e sono ricoperti di foglie strette, lanceolate e lineari, con margine intero e coriacee, opposte e con un corto picciolo, di colore verde intenso.

La Satureja montana è una pianta molto diffusa allo stato spontaneo, essendo perenne e molto rustica. Si trova in tutte le regioni, isole escluse, ma predilige vegetare in terreni calcarei  di altura. E’ molto diffusa nell’Arco Alpino. Ha forma cespugliosa e, vista la sua tenacia, può formare fitte e compatte siepi non più alte di mezzo metro. Le foglie sono lineari e lanceolate, ma più grandi e meno strette della santoreggia domestica. La fioritura avviene nel pieno dell’estate, da luglio a settembre. Ha numerosi e piccoli fiori con tonalità variabili dal bianco al lilla. La santoreggia montana è una pianta d’interesse apistico. Le api la adorano e con il suo nettare producono un’eccezionale miele monoflorale.

Il miele di santoreggia ha un caratteristico colore chiaro, giallo-verde quando è liquido, grigio-verde quando cristallizza. Ha un sapore intenso e persistente, cui vengono attribuite proprietà afrodisiache. La pianta si utilizza per condire legumi e nella preparazione dei liquori. La santoreggia è un'ottima pianta mellifera: ma raramente il suo miele è uniflorale perché quest'rba è poco diffusa sul territorio e le piante rimangono molto piccole.

Anche i petali dei fiori possono contribuire a dare sapore e colore a insalate miste. I boccioli sono apprezzabili se preparati sott'olio; sotto aceto possono sostituire i capperi. I fiori si possono preparare in pastella e quindi friggere. Le tenere rosette basali si possono consumare sia lessate e quindi condite con olio extravergine di oliva, sia saltate in padella.

Coltivazione

La santoreggia è coltivata nei giardini e negli orti domestici soprattutto per le sue proprietà aromatiche. A seconda se stiamo coltivando la specie annuale o quella perenne, cambiano le tecniche di riproduzione e coltivazione. La santoreggia domestica (annuale) si riproduce principalmente per seme, il quale viene messi a dimora in un piccolo vaso o in semenzaio alla fine dell’inverno. Prima dell’emergenza bisogna proteggere il vaso o il semenzaio dalle intemperie e dal freddo. All’uopo si può usare una piccola serra da balcone o direttamente un semenzaio riscaldato. Spuntati i germogli, può essere travasata in piena terra, mantenendo 50 cm di distanza tra una pianta e un’altra.

Essendo una pianta molto rustica, non necessita di particolari cure. Predilige terreni calcarei, non troppo ricchi di sostanza organica, quindi non ha bisogno di concimazioni. Anche l’acqua deve essere data con parsimonia, per non dar luogo a ristagni idrici. La specie annuale, naturalmente, dovrà essere rinnovata ad ogni stagione. Visto il suo grande apprezzamento, la troviamo anche nei vivai specializzati. Qui è possibile acquistare in primavera, sotto forma di piantina già pronta per il travaso.

La santoreggia montana (perenne) è ancora più rustica ed oltre che per seme si può riprodurre anche per talea, nelle stesse modalità che abbiamo visto per il rosmarino. La specie perenne poco si adatta alla coltivazione in vaso, mentre è perfetta per essere collocata ai margini dell’orto o del giardino, dove non darà fastidio alle colture annuali.

Proprietà e usi
La santoreggia è una pianta famosa per le sue proprietà aromatizzanti, digestive, antispasmodiche, antisettiche, stimolanti e purificanti. La parte che si usa in erboristeria è quella aerea, sia fresca, che essiccata. Con questa pianta si possono preparare ottime  tisane. La pianta è inoltre un ottimo rimedio naturale contro i gonfiori di stomaco o i problemi di flatulenza. Per le sue proprietà antisettiche viene usata per guarire il mal di gola e le piccole ulcere della bocca. Per uso topico, gli impacchi di santoreggia sono ottimi per tonificare la pelle e pulirla dalle impurità. A questo scopo, anche l’olio essenziale di santoreggia è ottimo.

In cucina

La santoreggia è tra le erbe aromatiche più apprezzate. Il suo aroma è forte e pungente, simile a quello del timo. E’ impiegata per accompagnare le uova, i legumi, le verdure crude o cotte. Ha la capacità di rendere più digeribili le pietanze ed è meglio usarla fresca. La pianta, inoltre, può anche essere adoperata per fare degli ottimi liquori in casa o per preparare aceti aromatici.

Curiosità

Nell’antichità le veniva indicata come erba afrodisiaca in quanto si riteneva potesse togliere ogni freno inibitorio, sia agli uomini che alle donne. Era nota infatti come “erba del satiro”, figura mitologica metà uomo e metà capra a cui era attribuito un insaziabile appetito sessuale. Per questo motivo la semina e la coltivazione della santoreggia era vietata nei monasteri.

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