C'è un filo invisibile che lega i sapori del'infanzia ai ricordi più cari. Un Flauto, un Pan Goccioli, un Galletto o una Macina: un solo assaggio e il tempo si ferma, riportandoci a un passato intriso di dolcezza e familiarità. Queste delizie, icone del Mulino Bianco, hanno scolpito un'impronta indelebile nel nostro immaginario collettivo.
L'immaginario del Mulino Bianco, reso immortale dalle pubblicità di Giuseppe Tornatore con le musiche di Ennio Morricone, aveva trovato la sua casa nel Mulino delle Pile, un gioiello incastonato nella Val di Merse, in Toscana. Trasformato in agriturismo, un luogo dove la genuinità era di casa, ora è in vendita per 1,5 milioni di euro.
La storia del Mulino Bianco affonda le sue radici nel 1877, con la nascita della Barilla a Parma. Un secolo dopo, l'azienda decise di espandersi, lanciando il marchio Mulino Bianco, dedicato a prodotti da forno. La ricerca di un mulino che incarnasse la visione di Armando Testa, figura chiave della pubblicità italiana, portò alla scelta del Mulino delle Pile.
Dopo Tornatore, anche Gabriele Salvatores, altro regista premio Oscar, ha firmato uno spot memorabile, "Il panettiere immaginario" nel 2006. Seguirono altre campagne celebri, come quelle del 2014 con Antonio Banderas e Rosita, la gallina, consolidando il mito del Mulino Bianco.
Il Mulino Bianco non è solo un marchio, ma un simbolo di un'Italia che ha saputo creare un legame indissolubile tra gusto, tradizione e ricordi. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, un'icona che continua a emozionare e a far sognare.