Il libro che raccoglie gli scritti di Luigi Longo e Giorgio Amendola con la prefazione di Gianni Cuperlo
In tutto l'Occidente il Sessantotto ha rivoluzionato la società e la politica, modificando valori tradizionali e consolidati ruoli sociali e familiari, sino a incidere profondamente sui comportamenti sessuali e politici. Di fronte a un fenomeno che in Italia assumerà negli anni il volto di una vera e propria contestazione violenta, culminata nel tentativo di lotta armata delle Brigate Rosse con il suo carico di morti, due "mostri sacri" del comunismo italiano, l'allora segretario del PCI Luigi Longo, diretto erede di Togliatti, e Giorgio Amendola, figlio del leader liberale Giovanni, vittima del fascismo, si scontrano in due lunghi articoli su "Rinascita", la rivista degli intellettuali del PCI. In un inatteso rovesciamento di posizioni, Longo vede nel movimento studentesco istanze comuni con quelle del movimento operaio. Amendola, invece, vede gli studenti come figli di una borghesia che nulla aveva da spartire con la classe operaia, che allora si identificava ancora con il PCI, e teme che la loro agitazione si radicalizzi e si rivolti - come in effetti avvenne - contro lo stesso partito.
Completa il volume la prefazione di Gianni Cuperlo, ultimo segretario della Federazione Giovanile del PCI, forse il più fine intellettuale tra i dirigenti dell'attuale Partito Democratico.
“Il Sessantotto. Il confronto tra PCI e movimento studentesco”, volume che raccoglie gli scritti di due grandi dirigenti comunisti, Luigi Longo e Giorgio Amendola, sarà presentato venerdì 9 febbraio alle 18 nella sede della Fondazione Giorgio Amendola (via Tollegno 52) a Torino. Dialogano sul volume Gianni Cuperlo, membro della Direzione nazionale del Partito Democratico e autore della presentazione del libro, e Giovanni De Luna, storico, scrittore e autore televisivo.