Dom, 23 Nov, 2025

Quel Papa che arrivava dalla “fine del mondo” ma che in verità partiva da un minuscolo villaggio monferrino

Quel Papa che arrivava dalla “fine del mondo” ma che in verità partiva da un minuscolo villaggio monferrino

Quando la sera del 13 marzo 2013 un uomo vestito di bianco si affacciò al balcone della Basilica di San Pietro a Roma per salutare la folla che attendeva da giorni, assiepata nella piazza più grande della cristianità, con lo sguardo rivolto al cielo nell’attesa dell’iconica “fumata bianca” proveniente dal camino elettorale della Cappella Sistina per annunciare l’elezione del 266° Pontefice della storia – il primo eletto extraeuropeo dal tempo di Pietro – nessuno sapeva in quel momento che a sedere sul trono della Fede c’era sì un uomo che, come lui stesso si definì, “arrivato dalla fine del mondo”, ma nello stesso tempo, come in seguito dimostrò con tutti i suoi pregi e difetti, un italianissimo piemontese doc, testardo quanto basta per cercare di correggere in tutti i modi un mondo imperfetto senza però riuscirci appieno, contrastato dai troppi e grandi pregiudizi che la Chiesa ha al suo interno, in settori che mai come in 13 anni di pontificato sono stati messi a dura prova da un uomo solo al comando.

Per indole scorbutico quanto bastava per non fermarsi di fronte ad atavici atteggiamenti di un mondo ecclesiastico che avrebbe dilaniato chiunque, l’unico Papa al mondo ad aver avuto il privilegio di essere nominato a “sostituire” un predecessore ancora in vita, che aveva alzato bandiera bianca – forse per il peso dell’età, magari per la consapevolezza di non essere all’altezza delle tante aspettative di fronte a un mondo che stava cambiando in peggio e in modo irreversibile – sicuramente incapace, a un certo punto della vita, di assumersi fino alla fine le grandi responsabilità che, come macigni, pesavano su un carattere mite ma scolpito nell’antica tradizione conservatrice in una “terra di mezzo”, ove i segreti odierni, per secoli al sicuro tra le sacre mura, non erano più tali.

Alto, con un viso un po' allungato, profilo di persona normale che assomigliava a quello di tanti nonni che accompagnano i nipotini a scuola; una mano che stringe il prossimo dando speranza e sicurezza, ma pronto a redarguirti al minimo sbaglio: impronta gesuita? Forse, ma direi più semplicemente un tipico piemontese che custodisce nell’animo antichi principi basati sulla logica sobrietà e concretezza di azioni, che sa sempre caratterizzano le nostre popolazioni e che odia i compromessi fatui.

Disse anni fa, durante un’intervista “aerea” in un viaggio all’estero, parlando dei comportamenti generali dell’uomo nella società di oggi, che se qualcuno avesse per caso dato in passato uno schiaffo a sua madre, lui, il Papa, avrebbe reagito nello stesso modo nei confronti di chi aveva alzato per primo le mani sulla donna. Con buona pace di chi per secoli aveva insegnato a porgere l’altra guancia: in questa frase, espressa in modo deciso, sicuro, anche piuttosto virile vista la stazza fisica di Bergoglio, c’è tutto il suo cammino umano, con tonaca o senza.

Era sicuramente riflessivo, ma non arrivava mai a contare fino a dieci prima di esprimere il suo pensiero, fermandosi prima: non oltrepassava mai la soglia del cinque, a volte anticipava al quattro, spesso e volentieri al tre, arrivando al due quando proprio non ne poteva più. Ma se l’interlocutore non gli andava a genio per qualsiasi motivo, pensava solo per un attimo e poi rispondeva. Quando poi incocciava l’inettitudine, non iniziava neppure a contare ed affrontava il problema di petto immediatamente.

Poco diplomatico? In alcuni frangenti sicuramente, ma mai nessun Papa è stato tanto capito e seguito dalle fasce più deboli, pur in assenza di parole: bastava lo sguardo, gli occhi che penetravano le menti altrui, che sondavano tutto quello che a volte i potenti fanno finta di non vedere. Lui, che arrivava da una famiglia che aveva lasciato le sue colline nel Monferrato per cercare di costruirsi una nuova vita in terre lontane, ai “confini del mondo”, sapendo che non erano i soli ad affrontare questi viaggi in luoghi sconosciuti e misteriosi, ma che li avrebbero accolti comunque e sempre.

Contado di Cocconato storia

Jorge Bergoglio era uno dei tanti figli di emigranti che erano stati costretti a lasciare la propria terra, portandosi però nel cuore quei sentimenti e quei principi intatti che avrebbero permesso loro di farcela.

Nel suo viso era scritta la consapevolezza della sofferenza come male minore da affrontare per poter esistere, vivere, camminare a testa alta: prima di essere sacerdote, era un uomo.
No, non era uno che porgeva l’altra guancia, sicuro che tendere la mano, sempre ed in ogni frangente, sarebbe stato più utile a chi aveva veramente bisogno di un gesto, anche solo un cenno, ma concreto nell’aiuto verso il prossimo.

Un uomo semplice, con quelle sue grandi scarpe nere tanto simili a quelle di don Camillo, così tanto diverse dai mocassini in velluto e raso rosso di Ratzinger, un conservatore per eccellenza sull’onda di “Dio lo vuole”, frase che nei secoli ha fatto disastri immani, a cominciar dalle crociate in Terrasanta.

Papa Francesco aveva tutto per essere un grande riformatore. Peccato che a circondarlo ci fossero troppi Peppone e nessuna maestra di paese di animo monarchico che tanto bene voleva ai preti: pochi personaggi all’altezza di quelli inventati da Giovannino Guareschi e forse, per questo motivo, l’ondata di rinnovamento si arenerà sulla spiaggia d’approdo di un nuovo pontefice che dovrà riportare indietro le lancette del tempo in quello Stato Pontificio che, per tradizione tanta e paura troppa, “deve” per forza di cose rimanere conservatore oltre ogni limite.

La famiglia di Papa Bergoglio nasce in un piccolo villaggio monferrino. Infatti, fin dal 1578 si trovano tracce d’archivio dell’esistenza di questa numerosa famiglia che due secoli dopo si sposterà nell’odierna frazione di Cortiglione, ove è presente ancora una famiglia del ramo principale di Papa Francesco, ovvero quella di Bruno Bergoglio: sarà infatti il nonno Giovanni Angelo, nato nel 1884 nella frazione Stazione di Portacomaro d’Asti, a lasciare il Piemonte assieme alla moglie Rosa Vassallo e raggiungere l’Argentina nel 1929.

Robella d’Asti, fino ai primi del ’700, faceva parte di un “consortile”, vale a dire una contea governata dalla stessa famiglia nobile, in questo caso i Radicati, antichissima stirpe presente da sempre in questi territori, che si sottomisero ai Savoia dopo molti anni di autogoverno.

In questo luogo nacque anche, nella seconda metà del 1800, il famoso chirurgo professor Enrico Martini, fondatore delle due astanterie a Torino che presero il suo nome nel 1911 e 1922, donate alla sua morte alla municipalità.

Nell’attraversare l’Atlantico, papà e mamma Bergoglio portarono con loro il figlio Mario Giuseppe Francesco, che sposò nel 1935 Maria Regina Sivori: insieme ebbero cinque figli. Oltre a Jorge Mario Bergoglio, il Santo Padre, Maria Regina, Alberto Horacio, Oscar Adrian e Maria Elena.

Le ricerche sulle origini robellesi della famiglia sono state condotte e pubblicate nel 2014 dal genealogista Mauro Novaresio di Carmagnola e dal dottor Marco Di Bartolo, scoprendo anche che alcuni antenati, come Guglielmo Antonio, nato nel 1762 sempre a Robella, hanno generato a loro volta una serie di discendenti famosi, come Carlo Bergoglio, detto “Carlin”, nato nel 1895 a Torino, importante giornalista sportivo e direttore del quotidiano Tuttosport, articolista e vignettista che ha lasciato impronte editoriali importanti in ambito non solo sportivo.

Nel XVI secolo è già presente sul territorio robellese certo Bernardo Bergoglio, morto nel 1612, mentre la prima ricostruzione delle vicende locali della famiglia di Papa Francesco parte dal nobile Giovanni Battista, figlio di Bernardo: attraverso otto generazioni e 57 personaggi si arriva quindi a Jorge Bergoglio. Parte di questa famiglia si sposterà verso la seconda metà del ’700 a Schierano e, a fine ’800, a Portacomaro, sempre in provincia di Asti.

All’epoca della ricerca, commissionata dall’allora sindaco prof. Giuseppe Turino ai due studiosi di cui sopra, mancavano ancora alcuni tasselli che sono stati poi ritrovati grazie alla disponibilità di alcuni privati originari del luogo, che hanno messo a disposizione antichi archivi di famiglia, permettendo quindi alcuni importanti approfondimenti su molti tratti di vita della famiglia Bergoglio a partire dal 1578.

Nel 1746, durante la guerra di successione austriaca combattuta anche nel Monferrato, figurano due Bergoglio di un ramo secondario, rispettivamente caporale e sergente, arruolati nelle milizie volontarie levate nel febbraio dello stesso anno dal ministro Giovanni Battista Bogino su ordine di Carlo Emanuele III, Re di Sardegna, per liberare il castello di Moncalvo occupato dalle truppe francesi.

Mille avventure quindi si intrecciano sulle orme di questa famiglia tra verdi vallate astigiane e grandi distese di terra argentina, dalla quale un giorno giunse un uomo che si presentò al mondo dicendo semplicemente: “Buonasera”.

Ciao caro Jorge,
se esiste veramente un paradiso, noi persone per bene ci troveremo sicuramente là, magari davanti a un buon bicchiere di grignolino e due tomini di Cocconato. Magari invitiamo anche il nostro amico Michel Lazzarino, campione sudamericano di bocce, che tu sicuramente hai già incontrato in questi giorni e ci facciamo una bella partita, a patto però che tu vada a punto: alla bocciata ci penso io. Non si sa mai, se per caso sbagli bersaglio poi la gente parla… sai come funziona.

Image

Torino e area metropolitana

Non Solo Contro

Il giornale è a cura dell'Associazione Culturale onlus NonSoloContro.
Registrazione n. 2949 del 31/01/2019 rilasciata dal Tribunale di Torino
Direttore responsabile: Nadia Bergamini

Per la pubblicità

ABC Marketing e Comunicazione 
P.I. 124160015

abc.marketing.comunicazione@gmail.com

 Tel.: 3935542895 - 3667072703