La questione del pascolo abusivo nelle campagne del Canavese è emersa con forza durante un incontro a Chivasso, inizialmente convocato per discutere di sicurezza urbana e criminalità nella zona della stazione. Il sindaco di San Benigno Canavese, Alberto Graffino, ha portato sul tavolo le problematiche che affliggono le aree rurali, descrivendo una situazione di animali lasciati liberi di vagare, recinzioni danneggiate e un conseguente aumento del rischio di incidenti stradali. Un problema tutt'altro che isolato, che preoccupa anche molti comuni limitrofi.
Questa segnalazione ha fatto eco alle preoccupazioni già espresse da una trentina di amministratori locali, che in passato avevano scritto al Prefetto di Torino Donato Cafagna per chiedere un intervento coordinato. Il timore condiviso è che l'assenza di regole chiare possa portare ampie porzioni di territorio fuori controllo, terreno fertile per tensioni, degrado e attività illecite, con episodi di forte conflittualità tra allevatori già registrati.
Durante l'incontro, pur riconoscendo la necessità di distinguere tra chi pratica la transumanza nel rispetto delle tradizioni e chi la sfrutta per scopi illeciti, è emerso un quadro di crescente tensione nel Canavese. Da un lato, i residenti delle zone rurali sono esasperati dalla presenza incontrollata di animali e dalla mancanza di verifiche. Dall'altro, i pastori che operano nel rispetto delle norme chiedono di non essere accomunati a chi le viola sistematicamente.
Il Prefetto Cafagna, pur avendo convocato l'incontro principalmente per affrontare la sicurezza urbana a Chivasso, ha preso seriamente in considerazione le problematiche sollevate dal Canavese rurale. Ha manifestato l'intenzione di elaborare un piano d'azione strutturato che tenga conto di tutte le criticità emerse, incluso il pascolo abusivo, con l'obiettivo di avviare un confronto più ampio tra Comuni, forze dell'ordine e altri soggetti competenti.
Il quadro complessivo che emerge è quello di un Canavese diviso tra le problematiche urbane e le fragilità del suo territorio rurale, tra la richiesta di maggiore repressione e la difesa del diritto di lavorare nel rispetto della tradizione. Proprio per questo, la necessità di risposte chiare e azioni concrete si fa sempre più urgente.