A Volpiano, tranquillo paese di pianura solo all'apparenza, l'estate è arrivata con il consueto carico di zanzare, afa e polemiche ecclesio-politiche. Già, perché a scaldare gli animi non sono stati solo i 35 gradi all’ombra, ma le parole incendiarie pronunciate il 29 giugno scorso da don Marco Ghiazza, parroco in uscita – anzi in volata – verso Moncalieri.
Il sacerdote, che dopo appena quattro anni lascia la parrocchia come si lascia un condominio problematico, ha deciso di salutare i fedeli non con le consuete zuccherose frasi da patronale, ma con qualche sassolino (leggi: masso granitico) tolto dalle scarpe liturgiche. E nel mirino non è finito il demonio, ma Emanuele De Zuanne, ex sindaco e attuale presidente del Consiglio comunale, reo – secondo don Marco – di aver partecipato, insieme al predecessore don Claudio Bertero, alla sottoscrizione di due protocolli d’intesa... rimasti, diciamolo, protocolli e basta.

Stiamo parlando della famosa piscina parrocchiale, che doveva essere riqualificata (e invece è come un’auto d’epoca senza revisione), e dell’altrettanto famoso ampliamento dell’oratorio con tanto di parcheggio interrato, rimasto sulla carta. Progetti ambiziosi, forse troppo per un paese dove anche una panchina nuova può generare dibattiti accesi.
Ma torniamo a quelle parole del sacerdote che ha fatto tremare più palpebre che campane: con tono pacato ma chirurgico, don Marco ha accusato l’ex sindaco di aver spinto per due accordi (più per il consenso che per altro, visto che le elezioni amministrative erano alle porte ndr) che hanno fatto acqua da tutte le parti, proprio come la piscina. E mentre i fedeli si guardavano tra loro con espressioni tra lo stupito e il compiaciuto (almeno qualcuno…) il terremoto è arrivato puntuale anche in Consiglio comunale.

Non si è fatta attendere la reazione dei tre gruppi di opposizione, che – fiutato il vento e cavalcata l’onda (ma chi non l’avrebbe fatto?) – hanno presentato una mozione “urgente”. Peccato che fosse fuori tempo massimo, un dettaglio tecnico che però non ha impedito che venisse discussa lo stesso nella seduta del 7 luglio. E qui, si è consumato lo psicodramma.

Altro che mozione di sfiducia: i firmatari Antonietta Maggisano, Giuseppe Medaglia, Maria Grazia Bigliotto e Monica Camoletto si sono accontentati di chiedere che De Zuanne si dimettesse da solo. Per “inadeguatezza al ruolo”. Che garbo. Che understatement. Che stile british!
Ma dopo quasi un’ora di arringhe da ambo i lati, il presidente, tolta, finalmente, la giacchetta da super partes, ha risposto chiarendo che:
1. la piscina è della parrocchia;
2. l’oratorio pure;
3. i fabbricati da abbattere li doveva abbattere sempre la parrocchia;
4. i protocolli li aveva ricevuti dalla parrocchia, trovandoli convenienti;
5. il Comune non ha speso un euro, ergo nessun danno erariale.
E per inciso, ricordiamo, che il presidente del Consiglio comunale è espresso dalla maggioranza, come succede in qualsiasi comune, provincia, città metropolitana e regione d’Italia. Chi vuole un presidente dell’opposizione può sempre fondare la Repubblica autonoma di Volpiano.
Alla fine la mozione è stata respinta, tra difese d’ufficio, riferimenti cavillosi al regolamento (che per definizione protegge l’opposizione, ma entro certi limiti), e qualche malumore. Ma si sa, nel parlamentino volpianese, tra liturgie civili e canoniche, la vera regola è che tutto cambia per non cambiare nulla.
Nel frattempo, don Marco prepara le valigie per Moncalieri. E lascia Volpiano con la certezza che, se non ha cambiato le strutture, almeno ha agitato le coscienze.

