Passeggiando per Torino a chi di voi non è ancora capitato di ritrovarsi davanti l’obelisco di Piazza Savoia?
Un monumento altissimo e imponente che si trova all’entrata del Quadrilatero Romano, ricco di dettagli che a causa della sua posizione al centro di una piccola rotonda, rischiamo di non notare.
Oggi lo vediamo insieme un po’ più da vicino, scoprendo la sua storia ed i suoi dettagli.
La nascita della struttura dell’obelisco (alto e stretto con tronco e punta a forma piramidale) è da attribuire agli antichi egizi, i quali utilizzavano un unico blocco di pietra, monolito, per ergere questi monumenti celebrativi.
Il nostro monumento torinese vuole infatti celebrare le Leggi Siccardi del 1850, che prendono il nome dal suo redattore, l’allora Ministro di grazia e giustizia, senatore e conte Giuseppe Siccardi, con le quali vennero aboliti i privilegi del clero cattolico davanti alla legge.
Si tratta di privilegi come il foro ecclesiastico, tribunale speciale per gli uomini di Chiesa che evitava di sottoporli alla giustizia di Stato per cause civili e reati comuni, il diritto d’asilo che permetteva invece di rifugiarsi nelle chiese, monasteri e conventi, garantendosi così l’impunità giuridica in caso di delitto, ed ancora la manomorta, ovvero l’esenzione di imposta sui beni immobiliari ecclesiastici.
Nel 1853 venne perciò eretto il monumento in onore di questa significativa svolta nel rapporto tra Stato e Chiesa, alla cui base in granito di Baveno si può leggere la celebre massima “La legge è uguale per tutti”.
L’obelisco venne progettato dallo scultore e pittore Luigi Quarenghi, su richiesta della Gazzetta del Popolo torinese, con il sostengo del suo direttore Giovanni Battista Bottero, ed appoggiato successivamente anche da tutti i giornali liberali piemontesi.
Guardando proprio lungo la sua altezza, che conta ben ventun metri, si possono leggere i nomi degli 800 comuni che sostennero l’opera anche economicamente.
In un primo momento l’obelisco doveva essere costruito in Piazza Carignano, ma in seguito decisero di collocarlo in Piazza Savoia per la sua vicinanza al Santuario della Consolata e a Palazzo Barolo.
Rischiò di essere distrutto durante i combattimenti della Seconda Guerra Mondiale, che si tennero in corso Siccardi con direzione via Cernaia, a causa dei colpi di mortaio sparati verso Piazza Savoia.
Venne quindi effettuato un primo restauro a guerra terminata, ed un secondo nel 1993 per ripulire la superficie e la gradinata.
Si racconta inoltre che all’interno della base sia stata inserita una sorta di scatola del tempo che contiene i numeri 141 e 142 della Gazzetta del Popolo, una copia delle Leggi Siccardi, alcune monete, un chilo di riso, dei grissini torinesi ed una bottiglia di Barbera.
Un racconto che dona un pizzico di magia ad una vicenda tanto importante e significativa al livello storico: ma d’altronde sappiamo bene che Torino è una città tanto storica quanto magica!
Foto Wikipedia, museotorino.it e guidatorino.com