Si chiama Selene Rubiola, classe 1991, ed è di Volpiano la giovane ricercatrice del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino che ha scoperto un nuovo agente patogeno proveniente dai bovini che può anche infettare gli esseri umani quando mangiano carne cruda o poco cotta.
Un lavoro, frutto di anni di ricerche e indagini, pubblicato un mese fa sulla rivista scientifica Food and Waterborne Parasitology e presentato brevemente questa mattina, domenica 5 maggio, ai suoi concittadini durante la tradizionale Fiera di Primavera, per iniziativa del Consiglio di Biblioteca.
Selene dopo la laurea magistrale in Medicina Veterinaria all’Università di Torino, ha conseguito anche nel 2021 un Dottorato di Ricerca in Scienze Veterinarie per la Salute Animale e la Sicurezza alimentare e a febbraio 2024 un Master di II livello in Medicina della Conservazione e Gestione Sanitaria della Fauna Selvatica, ha l’Asn, l’abilitazione scientifica nazionale come professore universitario di seconda linea e alla professione di Medico Veterinario. Attualmente è ricercatrice all’Università di Torino.
Cosa ha scoperto di così importante Selene da meritare una pubblicazione su una delle più importanti riviste scientifiche?
«I bovini sono ospiti intermedi di sei specie di Sarcocystis (agenti patogeni ndr) che possono infettare l'uomo attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta – spiega la sua ricerca - Oltre al potenziale zoonotico, vi è un crescente interesse per questi protozoi a causa delle prove a sostegno del ruolo di Sarcocystis spp. nella comparsa della miosite eosinofila bovina, una miopatia infiammatoria specifica che comporta la condanna della carcassa e notevoli perdite economiche».
Un campo di ricerca certo non semplice da comprendere per il pubblico di questa mattina che tuttavia, ha ascoltato con interesse e curiosità la giovane ricercatrice.
La cosa certa è che Selene dal suo studio e dalle sue importanti ricerche ha stabilito la scoperta di un nuovo patogeno grazie all’estrazione del Dna dalle carcasse di bovini ottenuti dai macelli e che certamente questa scoperta aiuterà a curare i bovini, ma anche e soprattutto a salvaguardare la salute dei consumatori.