Dom, 28 Apr, 2024

L'Adorazione dei Magi di capolavoro di Albrecht Dürer, protagonista del Rinascimento tedesco ed europeo

L'Adorazione dei Magi di capolavoro di Albrecht  Dürer, protagonista del Rinascimento tedesco ed europeo

Il capolavoro del grande maestro tedesco è esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze

Il 2024 per NonSoloContro si apre con un "regalo" ai lettori e alle lettrici e atutti gli appassionati di Arte. E' la nuova rubrica culturale che abbiamo intitolato  "Dentro la cornice”, che ogni 15 giorni offrirà l'analisi artistica e l'interpretazione simbolica di una celebre opera d'arte.

Per la religiosità cristiana, dopo l’Annunciazione, la Natività di Cristo, l’Adorazione dei Magi, è uno dei temi più significativi dell’arte occidentale e non solo, su cui si sono confrontati nei secoli i più celebri artisti, appartenenti ad ogni epoca e stile.

Non poteva certo sottrarsi a questa “sfida” Albrecht Dürer (1471-1528) che, con la sua “Adorazione dei Magi” del 1506, oggi visibile presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, costruisce un raffinato impianto simbolico-artistico, dai tratti quasi fiabeschi.

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I Magi, che tanto piacciono ai bambini. Queste figure dai contorni ambigui. Un po’ astronomi, un po’ astrologi. Sicuramente in grado di interpretare le profezie. Anche quelle più oscure. Vengono rappresentanti dal pittore, al centro della scena, con abiti sontuosi, quasi principeschi, i colori dominanti sono il rosso, il verde e l’ardesia. Quasi a sottolineare il loro alto lignaggio che, per altro, non viene assolutamente confermato nei testi evangelici. Quindi non erano re, tanto meno tre, come la tradizione li identifica. Ma questo poco importa. Per l’artista tedesco, questa è l’occasione per ritrarli in ambiti sontuosi. In particolare la ricchezza dei doni portati al Bambino, ci rimandano alle tradizioni orafe del nord Europa, di cui Dürer, i suoi fratelli, avevano imparato l’arte del cesello dalla bottega del padre. I contenitori dell’oro, dell’incenso e della mirra, preziosi e finemente cesellati, sono un capolavoro della maestria del Durer.

I Magi, secondo una collaudata tradizione, rappresenterebbero le tre età della vita: quella giovane, l’adulta e la senile. Infatti Dürer si sarebbe autorappresentato, al centro dell’opera, di profilo, in età adulta. Tre anche come i popoli allora conosciuti: quello europeo, quello asiatico e quello africano, rappresentato dal ragazzo di colore. Le tre età della vita, insieme i tre popoli della Terra che rendono omaggio al Cristo Bambino.

Interessante anche lo scenario che fa da ambientazione all’Adorazione. Rovine, macerie lignee e in pietra. Esse simboleggiano, plasticamente, da un lato, le pietre, le lapidi, gliarchi, la rappresentazione del mondo romano, quindi del paganesimo, che fatalmente andrà in crisi con la nascita del Figlio di Dio, le strutture lignee, dove si scorgono un bue ed un asinello ragliante, ricordano la fine imminente del mondo ebraico.

Maria, la Madonna, è assunta quasi in trono, e presenta il figlio, l’Epifania, al mondo. Curioso il dettaglio in primo piano, in cui Gesù gioca amabilmente con i peli della barba del Re magio più anziano, inginocchiatosi. Un momento di profonda intimità.

Non casuale, accanto alla Madonna, la presenza di una macina. La traduzione di Betlemme è “casa del pane”, probabilmente in riferimento a un forno. Ma qui il richiamo è più sottile. Quel Bambino un giorno rappresenterà l’offerta eucaristica, come quel grano macinato, che sarà, insieme al vino, cuore dell’Eucarestia. Un dettaglio sopra la macina è posata una candida farfalla. Per gli antichi la farfalla rappresentava l’anima dei defunti. Quelle stesse anime che un giorno il Cristo, con il suo sacrificio in croce, salverà per sempre.

Fa da contraltare alla purezza della farfalla, posto non a caso all’altro lato dell’opera, uno scarabeo volante, adorato fin dall’antico Egitto. Divenuto, con il tempo, e l’affermazione del cristianesimo, il simbolo del male e del diavolo,
in diverse tradizioni e culture. Ma che ora non può che fuggire dalla presenza del Figlio di Dio.

Una nota di cronaca: sempre a margine della tavola, troviamo un personaggio dagli abiti levantini, orientali, intento a frugare nelle borse. Un ladro insomma. Oggi come ieri, l’archetipo del diverso, dello straniero, può essere rappresentato solo come un ladro o un imbroglione. Anche in un momento importante e centrale come l’Adorazione dei Magi verso il Figlio di Dio, i cui insegnamenti punteranno proprio ad accogliere i diversi, ad amare i nemici.

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schedina Aimonetto

 

 

 

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