Gio, 2 Mag, 2024

Quel lontano 17 marzo 1861 in cui si fece l'Unità d'Italia: una data ancora troppo dimenticata da molti italiani.

Quel lontano 17 marzo 1861 in cui si fece l'Unità d'Italia: una data ancora troppo dimenticata da molti italiani.

Alla commemorazione troppo poco pubblico, per giunta distratto e immemore di chi ha perso la vita per quel sogno di unità

Massimo d’Azeglio all’indomani dell’Unità d’Italia pronunciò la famosa frase «l’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani», e mai come ora tali parole risultano malinconicamente vere ed attuali in una società civile frastagliata e confusa, ove l’identità mai pienamente ritrovata, fa da cornice ad una commemorazione sottotono, per pochi nostalgici della storia tricolore, abbandonata dalla politica che predica il politicamente corretto ma si dimentica sempre di onorare le origini della nostra Nazione come invece andrebbe fatto, anche solo per ricordare il sacrificio di molti giovani che hanno dato la vita nelle guerre d’Indipendenza e nella fase risorgimentale, quest’ultima preludio amaro e controverso di quella Unità che ancor oggi rimane solo sulla carta e nell’animo di pochi intimi.

torino sfilata 17 marzo 2024 1

Il 17 marzo significa anche la proclamazione di Torino Capitale dell’Italia unita sotto la bandiera tricolore con al centro l’arme di Casa Savoia , dinastia che quel giorno saluta il “Re unificatore” il “Padre della Patria” Vittorio Emanuele II, nato e vissuto a Torino, figlio del Re di Sardegna Carlo Alberto, figura strana e controversa, timida ed insicura, ma che ha il merito di aver iniziato un percorso politico e militare che attraverso alterne vicende pose le basi morali per unire sotto la bandiera tricolore lo stivale italico.

Savoia ma non solo, Cavour, Mazzini, Garibaldi e una miriade di personaggi poco conosciuti che hanno partecipato all’unificazione a partire da quei soldati sardi e volontari in camicia rossa, molti dei quali non sapremo mai i nomi.

Torino, il 17 marzo 2024 aveva tutti i presupposti per essere, come ogni anno, la città\guida di un anniversario che definire importante suona come un eufemismo, visto il primato di essere stata la prima capitale del regno dell’Italia finalmente unita e culla natia del suo stesso Re: invece ancora una volta, la manifestazione popolare, quella principale con la sfilata dei gruppi storici sabaudi in costumi militari e civili, atti a raffigurare le diverse epoche che hanno visto Torino protagonista del proprio destino, è stata, a mio modesto parere, priva di entusiasmo e di quella partecipazione emotiva che in momenti come questi dovrebbero essere presenti, quantomeno sotto l’aspetto di un orgoglio ritrovato, di ideali condivisi e di una vera fratellanza che ancora tarda a manifestarsi in questa italietta dai mille campanili.

torino sfilata 17 marzo 2024 2

Una sfilata sobria con gruppi storici in abiti variopinti che avrebbe sicuramente meritato un pubblico attento e numeroso, terminata nella piazza che custodisce la statua equestre di Carlo Alberto sotto la quale si sono esibiti in balli e sfilate con tanto di tricolore, diversi figuranti splendidamente vestiti in abiti ottocenteschi rievocando l’atmosfera dei salotti torinesi ottocenteschi, quel mondo lontano che vide figure illustri preparare il terreno del progetto unitario. Qui la cornice di pubblico era abbastanza numerosa, ma non quanto meritasse la bella coreografia che era stata preparata per l’occasione: troppa gente distratta a passeggio in una tiepida giornata dai toni primaverili che cercava con lo sguardo assente di trovare un qualcosa di interessante, mentre ignorava totalmente lo spettacolo rievocativo della loro stessa storia.

Purtroppo la società civile odierna ha perso il contatto con il proprio passato forse a causa dei tanti problemi che ognuno deve affrontare quotidianamente, distratta dalla modernizzazzione di un mondo che corre troppo velocemente e non da modo di pensare e riflettere, confusa nello sperare cosa sarà dei nostri figli e nipoti costretti a crescere in una società globalizzata nelle guerre sparse in tutto il pianeta, piuttosto che in una economia preda dei soliti pochi ricchi a discapito di tanti soliti poveri: il grande filosofo Giambattista Vico avrebbe ragione a distanza di tre secoli ribadire che tutto è nella norma, tutto rimane invariato nel destino dell’uomo quando è lo stesso a decidere il proprio futuro, in base alla tanto amata teoria dei corsi e ricorsi storici, dove ciclicamente gli eventi si ripetono come un mantra, dove l’uomo rimane il protagonista delle proprie sventure.

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Un’altra occasione persa per convincere noi stessi di essere una Nazione unita, dove la politica di Palazzo rimane distante dai cittadini e dalla sua stessa storia, ansimante anche nei salotti televisivi dove presunti intellettuali faticano
a parlare del nostro passato perché più impegnati a predire il futuro .

Italiani povera gente verrebbe da dire, riluttanti a riconoscersi nei loro avi che ebbero la forza e la fortuna di guadagnarsi e godere del diritto di sentirsi parte di un progetto unitario, per molti un sogno, per altri una tragedia, per alcuni una scelta obbligata, ma per tantissimi un mondo nuovo che si apriva davanti a loro, con i pregi ed i difetti atavici di noi italiani. Mi consolo con le immagini di questi “volontari in costume e divisa”, di tanti “bòcia” dai capelli bianchi che hanno sfilato orgogliosi e fieri del loro passato con le loro “madamine”, nella grande arteria cittadina di via Garibaldi, l’antica contrada di “Dora Grossa” , dove ad attenderli non c’erano ali di folla, ma solo avventori seduti ai tavolini dei bar sparsi nella via che si chiedevano, vedendo in prima fila Monssù Gianduja, se questa era la sfilata di carnevale che si avviava in via Roma a congiungersi con la fiera dei dolciumi.

A va bin parei. Sarà par natra vota! Auguri cara e vecchia Italia.

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Schedina Calvo

 

 

 

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