Dom, 13 Ott, 2024

Antichi tratti di storia sabauda sul Regio Arsenale nella tesi di laurea in Architettura di una studentessa volpianese

Antichi tratti di storia sabauda sul Regio Arsenale nella tesi di laurea in Architettura di una studentessa volpianese

Il lavoro di Paola Bresso contribuisce all’accrescimento della conoscenza di questo imponente complesso architettonico

Si chiama Paola Bresso, è di Volpiano la neodottoressa in Architettura che ha discusso la sua tesi di Laurea Magistrale riguardante un approfondito studio sul Regio Arsenale di Torino, con una particolare attenzione al cantiere settecentesco del sito.

Spesso e volentieri ci lamentiamo dei nostri ragazzi, incolpandoli di non conoscere la storia patria e le tante ricchezze architettoniche presenti sul territorio italiano, poi improvvisamente si scopre che molti giovani studenti invece, non solo conoscono molto più di noi il passato, ma è grazie a loro che si riscoprono meraviglie
considerate perdute o mai esistite
, frutto di ricerche serrate ed estremamente complicate in archivi pubblici e privati che difficilmente sarebbero stati aperti senza l’interesse di studenti appassionati e preparati che si sono buttati anima e corpo nell’aprire vecchi faldoni di documenti dormienti in polverosi scaffali dimenticati dalla mente umana in biblioteche e saloni di antichi palazzi, mai totalmente valorizzati perchè mai letti e studiati, quindi sconosciuti a molti.

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Paola ha quindi deciso, come molti suoi coetanei, di intraprendere una ricerca mirata che potesse mettere in luce un pezzo di storia tutta torinese, riguardante un complesso architettonico di straordinaria importanza come il Regio Arsenale: roba da uomini, qualcuno potrebbe pensare visto che la materia è prettamente a sfondo militare, invece ecco affacciarsi ai grandi portali che introducono ai piazzali delle caserme e delle scuole di artiglieria di Torino, una giovane e bella ragazza che sale gli scaloni di questi antichi edifici e si mette a sfogliare libri e documenti che gli permettono di ripercorrere a ritroso la storia di queste officine di studio e di lavoro in cui per secoli si sono formate le menti militari del Piemonte.

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Da quando il Duca Emanuele Filiberto di Savoia sposta la capitale del ducato da Chambery a Torino nel 1563, il pensiero di questo giovane sovrano e comandante militare, è rivolto alla formazione ed alla specializzazzione di una forza militare che abbia il suo epicentro nella città che lui ha fortemente voluto come simbolo di forza e potenza, quindi dalla fine del XVI° sec. in avanti, Torino diventa il fulcro di tutte quelle attività che possono e devono migliorare qualitativamente l’assetto militare delle varie discipline di guerra.

Torino cambia rapidamente volto, trasformandosi da piccola cittadina di circa 30.000 abitanti in un grande nucleo abitativo, cinta da mura di difesa che hanno come base logistica la costruzione della nuova “Cittadella ”, che nei secoli a venire sarà il punto più alto di difesa urbana contro la quale, per ultime, si scaglieranno le truppe francesi di Luigi XIV, infrangendo sui rossi mattoni delle scarpate di difesa, giovani vite e sogni di gloria e dove nei suoi sotterranei si consumò il martirio di Pietro Micca.

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L’idea di un nuovo assetto militare ha bisogno di essere supportato da edifici che possano ospitare e formare i quadri dei nuovi eserciti, quindi ecco nascere nuovi e grandi edifici che avranno lo scopo di essere di fatto le sedi delle nuove scuole militari e di tutte le pertinenze di cui è d’obbligo circondarsi. In questa ottica deve essere visto anche il progetto degli antichi arsenali di Torino che nei secoli cambieranno sedi e denominazioni, ma rimarranno un punto stabile dell’equilibrio militare che il Piemonte voleva e doveva raggiungere. In queste sedi verranno accolti e formati gli ufficiali che avranno il compito di salvaguardare e migliorare tutto quanto può servire per la difesa della capitale sabauda, ma anche studiare innovativi processi di tattiche militari, tanto che molte di queste ricerche, grazie alla loro efficacia, verranno studiate anche negli atenei militari prussiani del 1700,ovvero l’elite miltare dell’epoca.

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Pertanto la tesi di Paola Bresso, come lei scrive presentandola agli esaminatori, mira ad una ricostruzione storico-critica delle fasi di cantiere del palazzo del Regio Arsenale di Torino, tra XVIII e XIX secolo.

Tale analisi si è resa possibile attraverso lo studio del manufatto architettonico e grazie alla ricerca d’Archivio svolta tra Torino e Roma, che ha portato all’identificazione di documenti e di disegni inediti presenti nella Biblioteca della Scuola di Applicazione di Torino e dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio (ISCAG) di Roma, nonchè al prezioso ritrovamento di un album di disegni conservato a Parigi da parte dell’equipe di ricerca parigina dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes, in un progetto condiviso con il Politecnico di Torino; ciò ha portato alla costruzione di un catalogo ragionato delle fonti.

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Particolare attenzione è stata data ai progetti settecenteschi che hanno interessato questo edificio militare, quali quello proposto da Filippo Juvarra negli anni ’30, e quello decisivo di Antonio Felice Devincenti nella seconda metà del secolo, arrivando ad identificarne analogie e differenze grazie allo studio dei documenti d’archivio e delle planimetrie storiche. Nello specifico, si è realizzata una ricostruzione ipotetica, accompagnata da elaborazioni grafiche inerenti alla collocazione degli spazi originari all’interno dell’impianto modulare del complesso e delle fasi del cantiere devicentiano, in confronto con il progetto precedente di Juvarra.

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Grazie ai vari sopralluoghi svolti all’interno dell’edificio, è stato anche possibile descrivere ciò che è oggi l’Arsenale, in tutti i suoi elementi arcitettonici più significativi. Si è, inoltre effettuato un confronto tipologico tra quelle che sono le sue funzioni oggi rispetto ad altri arsenali coevi in Italia ed Europa, come l’Arsenale di Berlino, Parigi e Venezia.

Ulteriore focus è stato svolto riguardo al monumentale scalone, posto all’ingresso occidentale dell’Arsenale. Esso si presenta come un elemento architettonico interessante dal punto di vista cantieristico, dei materiali e della tipologia, è stato messo a confronto di due coevi palazzi regi presenti sul suolo torinese, vale a dire lo scalone di Palazzo Madama e di Palazzo Carignano che, la diversitàdi funzione degli edifici che li ospitano, presentano caratteristiche architettoniche paragonabili.
Tutto il lavoro è stato contestualizzato all’interno del panorama torinese del Settecento, mettendo in luce fin da subito l’impronta militare della città.

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La tesi di Paola vuole inoltre contribuire all’accrescimento della conoscenza di questo imponente complesso architettonico, ad oggi ben conservato e visibile nel cuore storico di Torino, ma conosciuto effettivamente da pochi, per via delle funzioni dettate dall’uso militare che ancora oggi caratterizza l’intero edificio, sede della Scuola di Applicazione Militare.

Non ci resta che ringraziare questa giovane studiosa per il suo lavoro di ricerca, un contributo culturale molto importante in quanto permetterà di far conoscere a tutti noi tratti di storia sconosciuti riguardanti la nostra Torino. Complimenti, dunque, dottoressa Bresso e grazie a tutti i giovani ricercatori.

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Per dare l’idea di quanto importante fossero, già verso la metà del 1700 in Piemonte, gli studi sull’arte della guerra nelle Regie Scuole torinesi, ecco un brano tratto dal testo di Prospero Balbo edito nel 1791, da lui dedicato alla vita di Alessandro Vittorio Papacino D’Antoni, comandante di artiglieria e Tenente Generale, nonchè
direttore generale delle scuole teoriche e pratiche della capitale.

«Nell’arte della guerra, come in quelle del traffico e del governo, solevasi altre volte per ogni dove procedere con certi rispetti di gelosia e di mistero, che per lo progresso delle umane cognizioni hanno poi cominciati a scemare d’assai. A questi probabilmente si debbe attribuire che non fossero prima stampati tutti gli scritti che dettavansi nelle scuole d’ Artiglieria. Per altro convien dire, che il ministro, dal quale esse scuole dipendevano, cioè il conte Gianbatista Bogino, uomo senza dubbio superiore a molti vani riguardi, non invidiasse agli stranieri il profitto che potean trarre da’ nostri studi, poichè anzi avea non solo permessa, ma favorita la stampa de’ due libri, fra’ quali l’esame della polvere è opera feconda di pratiche e nuove conseguenze; acconciamente giudicando di servir molto bene in tal modo all’onore della Nazione, e procacciandole così un vantaggio assai più reale, che non la vana pretensione di potersi noi mantenere, esclusivamente ad ogn’altro stato , soli possessori de’ buoni metodi , i quali a lungo andare non è fattibile che restino sempre segreti, ed altronde se possono convertirsi a nostro danno in man de’ nemici, possono enziandio servire a nostro pro in mano degli alleati. Oltre di che conviene riflettere, che l’arte della guerra avendo per mira di restituir l’equilibrio tra forze diseguali, quanto più si migliora, tanto più serve a mantenere, o ristabilire la pace, unico fine che possa giustificare l’uso dell’ armi».

Schedina Calvo

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