A Caselle, domenica 30 novembre, nella sala Fratelli Cervi di via Martiri della Libertà, si è respirata un’atmosfera che raramente si incontra: densa di riconoscenza, memoria e speranza. Davanti a una platea commossa, Filiberto Paganini è stato proclamato Casellese dell’Anno 2025, entrando così in una storia che porta il suo stesso cognome. Ventidue anni fa, infatti, lo stesso titolo venne attribuito al nonno, Filiberto Martinetto, figura amatissima in città e conosciuta come il patron della Filmar.
A organizzare l’evento, come da tradizione dal 2001, è stata la Pro Loco, che ancora una volta ha chiuso il proprio anno sociale celebrando chi, con gesti concreti, contribuisce a rafforzare il tessuto umano del territorio. Ad aprire la cerimonia è stata la presidente Silvana Menicali, che ha spiegato come questa ventiquattresima edizione abbia introdotto alcune modifiche al regolamento per meglio rispecchiare la ricchezza delle segnalazioni arrivate dai cittadini.
«Il vincitore è stato scelto il 6 novembre» ha ricordato Menicali, anticipando la consegna di una medaglia d’argento – un’opera firmata da Ennio ed Enrico Pavanati, su cui spiccano le quattro case simbolo della città – e di una pergamena realizzata da Elis Calegari. Molti dei premiati delle edizioni passate, come Giovanni Verderone, Luciano Dematteis e Carlo Barba, appartengono alla grande famiglia della Croce Verde Torino – sezione Borgaro e Caselle. Un filo, quello del volontariato, che unisce anche il protagonista di quest’anno. Non sorprende, quindi, che la motivazione scelta sia un inno al suo impegno:
«Giovinezza e cuore al servizio del volontariato. Un inno alla vita e per la vita».
Il sindaco Giuseppe Marsaglia, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza simbolica del riconoscimento: «Tutti i Casellesi dell’Anno avevano meriti indiscutibili. Oggi premiamo Filiberto perché è il figlio che tutti vorremmo avere. Negli anni Sessanta, Caselle ha conosciuto figure che hanno dato vita all’associazionismo, una dimensione che oggi rischia di offuscarsi. Questo premio vuole guardare al futuro».
Visibilmente emozionato, Paganini ha voluto condividere il riconoscimento con chi ogni giorno indossa la sua stessa divisa: «Oggi un barlume di comunità attiva esiste eccome. Ci sono tanti giovani che si impegnano per gli altri. La comunità non è solo la fiera di paese: è esserci quando serve. Questo omaggio non è solo mio, ma dell’intero mondo del soccorso locale».
Ad accoglierlo nella “famiglia” dei Casellesi dell’Anno sono stati proprio Giovanni Verderone e suo nonno, Filiberto Martinetto. Un passaggio di testimone affettuoso, che ha trovato spazio anche nel ricordo del prozio Giuseppe Vigna Suria, scomparso questa estate.
Martinetto, con la lucidità e la tenerezza di un nonno orgoglioso, ha voluto aggiungere una riflessione rivolta soprattutto ai più giovani: «Si è voluto dare un segnale: non esiste solo la movida o il cellulare. Quando mio nipote racconta i soccorsi che svolge con spirito di squadra, io sono felice».
In quella sala, per una mattinata, Caselle si è vista allo specchio: una comunità che sa celebrare il proprio passato, riconoscere il proprio presente e affidare ai giovani, come Filiberto Paganini, la responsabilità – e la bellezza – di continuare a credere nel valore dell’aiuto reciproco.

