A Caselle c’è una storia che ritorna a casa. Una storia fatta di fili, di mani, di gesti ripetuti per anni dentro capannoni pieni di macchine e di idee. Una storia che, finalmente, potrà essere raccontata a tutti.
Lunedì 8 dicembre, alle 11, nella palestra della ex scuola Collodi (via Guibert 3), la città inaugurerà il suo Museo del Tessile: un luogo pensato non solo per conservare, ma per ricordare e riconoscersi. Ma il cuore di questa storia batte altrove. Batte nel gesto generoso di Filiberto Martinetto, fondatore della storica Filmar, un nome che a Caselle significa lavoro, crescita, coraggio imprenditoriale. Martinetto ha donato una parte preziosa della sua collezione di pezzi, attrezzi, campionari e macchine che hanno fatto la storia della nastrineria locale.
Un museo che profuma di fabbrica, di passato e di futuro
Entrare nel nuovo Museo del Tessile sarà un po’ come fare un passo dentro il laboratorio di un tempo.
Non ci saranno solo oggetti in mostra, ma tracce di un mondo che ha costruito identità, comunità, dignità. Ogni pezzo racconta come una piccola fabbrica casellese è diventata, anno dopo anno, leader europea nella nastrineria. Una crescita nata dalla visione di Filiberto Martinetto e della moglie Franca Biel, e continuata fino al passaggio recente all’interno di un gruppo francese, che oggi guida l’azienda verso una nuova fase della sua storia.
Questa donazione permette a Caselle di tenersi stretto ciò che rischiava di andare perduto: la memoria di un mestiere, la storia di un territorio, la voce delle persone che ci hanno lavorato.
L’Amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Marsaglia, ricorda quanto l’apertura del museo rappresenti un modo per valorizzare la tradizione artigianale di Caselle e dare un nuovo spazio alla cultura locale.
Ma, al di là delle parole ufficiali, l’impressione è che per molti casellesi questa data avrà un valore più intimo.
Sarà l’occasione per ritrovare un pezzo di storia familiare.
Per riconoscere una macchina su cui ha lavorato un padre, una bobina che una nonna ha toccato mille volte, un nastro che ha attraversato decenni senza perdere colore.
Dopo il taglio del nastro, i visitatori potranno entrare negli spazi espositivi e lasciarsi guidare da ricordi, curiosità e nostalgia.
Perché un museo del tessile, in fondo, non parla solo di fili. Parla di noi. Di ciò che siamo stati e che, grazie a un gesto generoso, non rischieremo più di dimenticare.

